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Sono passati più di diciotto anni da quando il Comune di Bova Marina, mettendo a disposizione il suolo adiacente al Municipio, consentiva la costruzione a tempo di record (meno di un anno) e con fondi comunitari, messi a disposizione dalla Regione Calabria, di quello che doveva diventare l’Istituto Regionale Superiore di Studi Ellenofoni della Calabria.
Un progetto derivante esclusivamente dall’impegno delle associazioni, uniche e sole a crederci nella quasi indifferenza istituzionale.
Per il mondo associazionistico ellenofono rappresentava il sogno di avere un centro di riferimento per tutte le iniziative atte alla difesa di lingua e cultura greco-calabra, un volano per mantenere viva l’ attenzione, per resistere all’omologazione impietosa, per garantire il mantenimento di una identità peculiare cioè di una diversità capace di costituire motivo di richiamo e quindi di determinare ricadute economiche sull’intera Area.
Il travagliato iter per rendere operativa la struttura ha visto nel corso degli anni continue attese seguite da repentine delusioni.
Negli ultimi tempi, quello che doveva diventare un istituto di studi, di ricerca, ecc., che presuppone la presenza di un insieme ordinato di competenze, di passione, di capacità d’ìniziativa, viene ripensato come una Fondazione.
A giudicare dai primi passi pare che l’unica preoccupazione è quella di assegnare cariche a prescindere dalle competenze.
Così dopo la nomina di alcuni commissari ad interim, l’ultimo dei quali dovrebbe accompagnare la fondazione verso l’atto notarile costitutivo, la prima preoccupazione è di nominare
– un rappresentante dei Sindaci – la scelta intelligente va su quello di Bova Marina, tra l’altro il Comune relativo è l’Ente proprietario,
– un rappresentante della Provincia senza definire alcun requisito
– un rappresentante del GAL e non si capisce questa presenza in un gruppo di gestione organico
visto che i soci possono subentrare successivamente versando le quote associative.
Rimangono ancora da definire il Presidente e l’Esperto.
Se queste figure saranno calate dall’alto secondo considerazioni politiche, saremo alla fine di un sogno: non ci sarà un Istituto così come da progetto iniziale ma un organismo non funzionale agli scopi descritti precedentemente.
Questi timori ci hanno spinto a rivolgerci all’Assessore con le considerazioni della lettera in allegato.
E’ evidente che le associazioni, forza motrice dell’iniziativa con un impegno pluridecennale, sono state messe da parte, ignorate, senza un rappresentante pro tempore.
Ma se è così, visto che le uniche realtà operanti in difesa di lingua e cultura greco-calabra sono state e sono le associazioni a chi servirà quest’istituto?
Il C.C.C. – Centro di Coordinamento dei Calabro-greci, chiede di porre rimedio cominciando con il convocare le associazioni – che conoscono perfettamente le risorse umane esistenti – consentendo loro l’indicazione del presidente e dell’esperto che devono essere figure ben accette e dotate di qualità e competenze opportune.
E’ evidente che le figure professionali richieste, soprattutto il presidente, devono possedere
– capacità organizzative,
– attitudine relazionale ad alto livello,
– relazioni consolidate,
– conoscenze culturali adeguate,
– competenze normative e progettuali in ambito nazionale ed europeo
– esperienza protratta,
– disponibilità di tempo,
– facile e continua reperibilità e presenza nella fondazione,
– capacità, certificata dalle esperienze pregresse, di produrre risultati concreti.
Per quanto riguarda lì’esperto è evidente che la pubblicistica è un indicatore indispensabile.
In mancanza non ci sono indicatori.
L’immaginate una fondazione culturale con un dirigente , un esperto ammistrativo e gli impiegati?
E della ricerca chi si occupa, chi decide?
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