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Il pianto inconsolabile di una vedova di un marito infedele, un servitore codardo ed estraneo alla sofferenza della padrona e l’Orso, un caparbio creditore che rimane vittima degli occhi e della forza interiore della donna. Il teatro del presente, veloce e intenso, dopo l’originale location di Roghudi Nuovo dello scorso 2 agosto, è quello fatto per le vie del Paese vecchio di Melito che senza palcoscenico, senza sipario e senza quarta parete crea uno stretto legame con il pubblico della commedia brillante messa in scena nell’area grecanica grazie all’Agenzia dei Borghi Solidali e Officine Joniche delle Arti.
Nella rappresentazione di ieri sera un pubblico numeroso ed estasiato dall’emozione visiva resa ancora più avvolgente dalla vicinanza con i tre personaggi della breve opera in un atto unico de L’Orso di Cechov, interpretati in maniera brillante dagli attori Maria Milasi, Giuseppe Luciani e Americo Melchionda (che ne ha curato anche la regia). Un pubblico che entra in scena, siede nel salotto di Elena Ivanovna Popova e l’aiuta a liberarsi dai suoi tormenti interiori, a decidere sul proprio futuro e ad aprire il suo cuore allo scorbutico Orso, l’ex ufficiale di artiglieria Smirnov.
Fasciata in un abito nero la Popova che passa le sue giornate a piangere davanti alla foto del marito, dialogando con lui in maniera surreale, riceve la visita di Smirnov che deve riscuotere delle cambiali. Dal rifiuto di lei a pagare e dalla volontà di lui ad esigere quanto dovuto, nasce un dialogo concitato, che degenera in un duello fra la vedova e l’ex ufficiale. Presa la pistola in mano però, tra i due nemici giurati, nasce una passione improvvisa, a simbolico monito delle elucubrazioni mentali che entrambi si fanno per riuscire a vincere sull’altro. E in questa confusione ben si presta la faccia incredula e passiva del servitore Luka che, mentre appare in scena per colpire Smirnov vede i due stretti in un abbraccio e in un bacio passionale che libera la Popova dagli spettri del passato.
Il testo di Cechov, autore legato all’800 russo, suggerisce spunti di modernità e complici ne sono soprattutto l’interpretazione satirica e l’eccellente prova dei tre attori. E da Borghi Solidali assicurano che “il sodalizio con Officine Joniche delle Arti è solo all’inizio, con l’obiettivo di portare in strada il teatro e l’arte in genere, per coinvolgere maggiormente i cittadini, principali beneficiari del progetto Borghi Solidali, attraverso vecchie e nuove location culturali informali e di interazione con la gente”.
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