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Riscoprire Massimiliano Maria Kolbe. È questo il senso della presentazione del libro “Massimiliano Maria Kolbe. Martire di Auschwitz” di Pasquale Triulcio (Disoblio Edizioni), che si è svolta venerdì 14 agosto presso la Cittadella dell’Immacolata, sita a Ceramida di Bagnara Calabra, durante la quale oltre all’autore, sono intervenuti Vincenzo Schirripa (Storico) e Salvatore Bellantone (Editore).
Una vita straordinaria quella di Kolbe, avvenuta nella prima metà del Novecento, a cavallo delle due guerre mondiali, caratterizzata dalla devozione fin da giovane a Maria Immacolata, che lo spingerà a passare alla storia come il più grande Santo e Martire del Novecento. Un Paolo di Tarso del nuovo millennio, a detta dell’editore Salvatore Bellantone, per via della sua infaticabile folle corsa in capo al mondo per annunciare la lieta novella ma anche per mezzo della fondazione della Milizia, della Città e del Cavaliere dell’Immacolata, rivista quest’ultima con la quale informare e aggiornare tutti, credenti e laici, intorno alle questioni più urgenti del tempo. Un esempio proponibile in ogni tempo e luogo, per questa sua vita vissuta senza limiti e per la sua continua risposta, come ha detto lo storico Vincenzo Schirripa, alla sfida della modernità, impiegando nuove tecnologie e strumenti per la diffusione del vangelo.
Fede, speranza, amore, esattamente come l’apostolo Paolo, sono le tre parole chiave che caratterizzano Massimiliano Maria Kolbe, il quale è riuscito a riproporre il messaggio originale su cui si fonda il cristianesimo persino all’interno dei campi di sterminio, subendo in silenzio e con amore tanti maltrattamenti e umiliazioni, violenze che non lo distoglieranno mai dalla fede ma che lo spingeranno a resistere in essa e a offrire la sua vita in cambio della salvezza di quella di un altro uomo.
Un uomo semplice, ha chiarito Pasquale Triulcio, autore del libro, umile, irrefrenabile, che si è dato tanto da fare per evangelizzare e per aiutare i bisognosi, che non pensava mai a sé ma alla chiamata e agli ultimi della terra anche in cattive condizioni di salute. Una figura profetica, che non ha mai perso la speranza e che ha sempre considerato l’incontro con l’altro un’occasione di un reale avanzamento nella conoscenza di sé. Un modello di amore universale elargito anche innanzi all’arresto da parte delle SS, alla prigionia, ai lavori forzati, passione e al martirio subiti, anche di fronte all’iniezione letale di acido velenoso, che gli varrà il suo accesso tra i Santi e i Martiri della chiesa.
Accesa, infine, la lanterna della Disoblio, si è sottolineata l’importanza della memoria e della riscoperta di questa grande figura del Novecento, davvero attuale, dalla quale prendere spunto per riflettere sul nostro tempo e per orientare la società e la vita in direzione di quella felicità che non passa ma che permane eternamente al di là della storia.
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