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Si è svolto ieri 16 dicembre 2012, presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Bagnara Calabra, il primo appuntamento della rassegna “A che ora è la fine del mondo?”, promossa dall’Associazione Culturale Fenice dello Stretto, intitolato “Finiti, finanche sfiniti”.
Il senso della rassegna, come ha spiegato l’avv. Luigi Pillari, moderatore dell’incontro tematico, non è di fornire risposte bensì diverse chiavi di lettura per indagare il nostro tempo e favorire un dialogo per sviluppare le nostre menti. La società è omologata dalla disinformazione e occorre soffermarci a riflettere perché, per dirla con Einstein, “La mente umana è come un paracadute, funziona soltanto quando è aperto”.
Dopo i saluti iniziali di Mimma Garoffolo, Presidente della SOMS, che ha evidenziato l’importanza di queste iniziative allo scopo di favorire l’informazione e il dialogo, e di Gianmarco Iaria, Vicepresidente della Fenice dello Stretto, che ha chiarito le finalità dell’Associazione e ha presentato gli incontri tematici della rassegna, si è intrapresa un’escursione alla ricerca delle origini di quel tunnel apparentemente senza fine che attanaglia il nostro tempo: la crisi economico-finanziaria.
Natale Zappalà (Storico), ha evidenziato che storicamente tale crisi ha origine in quel processo di standardizzazione economica e culturale dei popoli, la cosiddetta globalizzazione, provocata dalla scoperta dell’America, dalla Decolonizzazione, dal crollo del muro di Berlino e da altri eventi verificatisi nel Novecento che hanno favorito la comparsa del libero mercato. È una sorta di occidentalizzazione del mondo, fondata sull’impronta giapponese e statunitense, che proponendo progresso, immediatezza e democrazia, produce però una differenza sempre più elevata tra paesi ricchi e poveri. Per questo motivo, è necessario stimolare un relativismo tale da fornire un’alternativa che consenta una convivenza dei popoli, fondata sulla tolleranza e sul rispetto per l’altro.
Gabriele Gramuglia (Dottore in Economia) ha chiarito che la crisi finanziaria deriva dallo logica del profitto e da quei meccanismi di speculazione che producono fragilità imprenditoriale e minore ricchezza nei ceti medi. Trasferendo la crisi dall’America all’Europa ai singoli Stati, tali meccanismi incidono a tal punto sul rapporto debito pubblico/PIL che causano un accrescimento del debito, una stagnazione dei consumi e di inflazione di immissione di liquidità da parte delle banche centrali. Bisogna perciò studiare i quale maniera si cresce, frenare l’immissione di liquidità, favorire il riciclaggio dei beni ed evitare lo spreco di risorse naturali.
Salvatore Bellantone (Studioso di Filosofia) ha spiegato che la crisi proviene dalla stretta connessione insistente tra globalizzazione e capitalismo, la quale a sua volta ha origine nella crisi dei fondamenti. Riducendo l‘esistente a lavoro, merce, denaro e numeri, la globalizzazione e il capitalismo producono una civiltà planetaria avente una medesima cultura, e generano nuovi rapporti di potere fondati, appunto, tra chi ha di più e chi non ha nulla. La crisi è il segno di una nuova guerra mondiale per il dominio dell’intero pianeta, la quale, malgrado sia combattuta senza armi ma soltanto con la logica del calcolo, mette in pericolo la Terra e la sopravvivenza degli uomini. Occorre, quindi, pensare un diverso modo di stare al mondo, che non abbia nulla a che vedere con il calcolo.
http://fenicedellostretto.blogspot.it/2012/12/concluso-il-primo-appuntamento-della.html
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