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L’ex sindaco di Bagaladi Federico Curatola e tutti e dodici gli ex consiglieri comunali hanno presentato ricorso al Tar del Lazio contro lo scioglimento del Consiglio comunale di Bagaladi per presunte infiltrazioni della criminalità organizzata. A darne notizia è proprio l’ex primo cittadino, che già nei giorni immediatamente successivi allo scioglimento aveva anticipato la propria ferma volontà di ricorrere al TAR per riaffermare subito che Bagaladi e la sua comunità non sono sotto scacco delle consorterie criminali.
Attraverso il ricorso presentato dall’avv. Natale Carbone del foro di Reggio Calabria, i ricorrenti chiedono l’annullamento del provvedimento poichè lo stesso si presenta come “un insieme disorganico di elementi del tutto generici e speciosi”. Non sono riscontrabili, a detta dei ricorrenti, gli elementi necessari all’adozione del provvedimento di scioglimento.
Tali elementi, va ricordato, devono essere al tempo stesso “univoci, rilevanti e concreti”, e così non emerge dalla relazione della Commissione di Accesso che ha riportato fatti e circostanze generiche e fumose.
Nel ricorso di oltre trenta pagine vengono contestate punto per punto tutte le motivazioni che hanno portato allo scioglimento dell’amministrazione comunale, a partire dalla presentazione di una sola lista alle elezioni amministrative del marzo 2010, anticipate di un anno rispetto alla scadenza naturale del mandato per la tragica ed improvvisa morte dell’ex Sindaco Angelo Curatola, padre del ricorrente. La presentazione di una sola lista è significativa di come non vi fosse l’affannosa ricerca della vittoria a tutti i costi. Ciò è confermato dall’assenza della cosiddetta “lista civetta” che spesso è evocata proprio dagli organi prefettizi come circostanza rilevante ai fini dello scioglimento.
Per quanto riguarda i presunti rapporti con soggetti di malaffare, va evidenziato il carattere generico di tali affermazioni, non sostenute da alcun riferimento specifico o elemento di riscontro che possa consentire di esplicare pienamente il diritto di difesa.
Nondimeno deve rilevarsi l’estraneità del Sindaco alle vicende oggetto di indagine, come chiarito dal medesimo ricorrente che, in sede di volontaria audizione innanzi al P.M. procedente, ha già sottolineato di conoscere solo marginalmente i soggetti indagati in riferimento alla campagna elettorale del 2010.
E poi gli atti prodotti dall’amministrazione comunale da cui non emerge nessun compromissione dell’ente con le consorterie criminali, e le frequentazioni e parentele che la giurisprudenza non ritiene “sufficienti” a giustificare misure interdittive o a inficiare la valutazione sui singoli soggetti. Bensì è la loro attività amministrativa a dover essere valutata e le deliberazioni della Giunta Comunale e del Consiglio vanno tutte nella scia della trasparenza e della legalità.
Da tutto questo si deduce che i fatti richiamati dalla commissione sono dunque insignificanti ed inesistenti.
Adesso sulle sponde del Torrente Tuccio, una comunità frastornata attende con ansia il pronunciamento della giustizia amministrativa che molto probabilmente arriverà in autunno, in quanto il Sindaco ed i consiglieri comunali hanno preferito non richiedere la sospensione del provvedimento per andare immediatamente al giudizio di merito, fiduciosi che, studiando le carte, i giudici amministrativi accolgano il ricorso.
“Noi siamo fiduciosi – affermano gli ex amministratori – sull’esito del ricorso che smonta di fatto punto per punto, grazie al grande lavoro svolto dall’avvocato Carbone e dai suoi collaboratori, le motivazioni che hanno portato allo scioglimento del Consiglio comunale. Il nostro obiettivo principale è di eliminare il marchio infamante che è stato ingiustamente appiccicato addosso alla comunità di Bagaladi e, in particolare, a noi amministratori che per due anni abbiamo lavorato con grande impegno al servizio del paese. Ma ovviamente puntiamo anche a ritornare ad amministrare il Comune di Bagaladi, in virtù dell’ampio mandato che ci è stato conferito direttamente dal popolo”.
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