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Una serata dalle mille sfaccettature, ricca di personaggi, i quali sono stati invitati a confrontarsi con il pubblico per condividere un argomento che serva a chiarire la concezione dell’identità, della visione che ogni individuo ha di sè stesso nella società odierna. Questa la presentazione introduttiva di Giuseppe Livoti presidente Muse domenica scorsa, al Laboratorio delle Arti e delle Lettere, alla manifestazione Identità Mutanti.
Una conversazione che ha visto la partecipazione di esperti e personaggi come la psicologa e psicoterapeuta – Dominella Quagliata, la quale si è soffermata sul concetto di identità percepita ed identità reale. Per la Quagliata conta ciò che sono, solo così l’uomo potrà essere se stesso, l’identità occorre costruirla così come importante è l’identità di genere. Il dirigente scolastico – Angelo Vecchio Ruggeri si è soffermato sul ruolo fondamentale della Scuola oggi: deve formare le nuove generazioni anche nella personalità, occorre che i ragazzi siano se stessi con il loro carattere e temperamento.
Concorde il direttore di Gs News – Eugenio Marino che ricorda come l’informazione può avere una sua identità se libera e non collegata a delle idee propagandistiche: la stampa nel tempo è cambiata, conta molto l’editore, le sue indicazioni ma, il giornalista deve contraddistinguersi per il suo fare ed il suo stile. L’identità può trasformarsi con il tempo per eventi che cambiano il corso delle cose, questa la toccante testimonianza del presidente territoriale Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati ed Invalidi del Lavoro – Francesco Costantino, che ha raccontato un personale accadimento sul lavoro che ha cambiato la sua vita, le sue abitudini, e lo ha spinto ad essere referente Anmil. Oggi l’Anmil, solo a Reggio ha 3200 iscritti, tutti con un elemento in comune, ovvero episodi accaduti sul luogo del lavoro che hanno stravolto vite e famiglie e quindi anche il loro modus vivendi.
Il tema della conversazione è stato approfondito con l’inaugurazione della mostra “Maschere” con le tele dell’artista Ambra Miglioranzi, pittrice che da anni è presente nel panorama italiano ma che a Rosarno, città di adozione, si occupa anche della formazione di ragazzi diversamente abili. La pittura dice era la mia ragione di vita e la mia identità ma, la predisposizione verso giovani che hanno parecchie problematiche, mi hanno portata ad amare la famiglia e la diversità che nel lavoro che svolgo, si collega a disabilità fisiche o mentali. Livoti nel presentare le tele della Miglioranzi ha rievocato gli anni dell’action paining americana, in cui il colore sregolato andava a muoversi sulla tela. Superfici che narrano in un continuo filo di Arianna, identità nascoste, occultate dalla fantasmagoria di un sogno che la città di Venezia nasconde tra illusorietà e bellezze architettoniche poiché per l’artista è sempre attuale “essere uno nessuno centomila” nella società odierna. La mostra sarà aperta al pubblico fino al 20 febbraio dalle ore 18 alle ore 20.
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