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Cosa, spinge un’Associazione Culturale a prendere posizione contro il progetto di centrale a carbone a Saline Joniche? A prima vista non è un tema che ci appartiene. Qualcuno potrebbe rimproverarci di volere andare “contro” per scelta ideologica. Ed in effetti è proprio così.
Per l’Associazione “A Rua” essere contrari alla costruzione della centrale a carbone a Saline Joniche è una scelta ideologica, fatta a partire da una analisi del pensiero, delle idee e degli stati dell’anima. Quale pensiero, quali idee, quali stati dell’anima? Quelli che sono immediatamente riconducibili alla parola “Educazione”.
E la nostra idea di educazione è quella che nel suo agire riconosce la dignità di essere persona a chiunque. Persona con diritto di parola, di esistenza al mondo a partire dalla propria diversità, persona che vuole manifestare il proprio diritto alla vita in un ambiente autodeterminato, non sottomesso ad un modello di sviluppo che non gli appartiene. Noi crediamo che operare in ambito educativo, agire per il cambiamento individuale, di gruppi sociali, di comunità, ed esprimersi in modo contrario a un evento che si è rivelato indifferente al rispetto dell’essere persona di coloro che vivono in quelle zone, sia un tutt’uno.
Crediamo che un’opera debba essere misurata non dal punto di vista economico, ma da quanto riuscirà ad umanizzare le persone su cui ne ricadranno gli effetti. Ed è per questo che la costruzione della diga sullo Jato è stata definita la più importante opera pedagogica di Danilo Dolci. L’umanizzazione passava attraverso il diritto ad usufruire di acqua potabile. Rifiutiamo, quindi, la banale semplificazione che la centrale a carbone significhi sviluppo e lavoro, invitiamo chiunque svolga un ruolo di intellettuale pubblico (professori, maestri, pedagogisti, educatori…) ad analizzare criticamente l’evento e a prendere posizione. Sugli interessi economici che si muovono hanno scritto e detto tanti altri, per noi le aggravanti risiedono su un’opera che, in sé, non ha nulla di etico.
Perchè non c’è nulla di etico nei riti – l’affannoso, ipocrita tentativo di presentare la costruzione della centrale come rispettosa dell’ambiente e delle persone – e nei miti – l’uso spregiudicato del bisogno del posto di lavoro – centrati su un sistema che riduce la vita umana a valore economico. L’unico risultato è la condanna ad una sorta di morte sociale e materiale, per lenta agonia, di quel territorio e dei suoi abitanti. Per chi opera in ambito educativo, invece, l’idea del futuro è inevitabilmente legata al presente e al passato. Non possiamo permettere che ci rubino il futuro, che rubino ai nostri figli – che ci hanno prestato il mondo in cui viviamo – il diritto a vivere in un mondo con tramonti o albe da sognare.
Il Presidente
Massimo Pirino
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