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Era sfuggito alla cattura lo scorso 25 luglio, quando i Carabinieri della Compagnia di Palmi avevano fatto irruzione nella sua abitazione di Delianuova (RC). Angelo MACRÌ era ricercato per l’omicidio di Rocco FRISINA, contro il quale – nel primo pomeriggio del gennaio del 2008 nel pieno centro di Delianuova – aveva esploso 7 colpi calibro 32 che ne avevano causato il decesso dopo due giorni di agonia in ospedale.
Alla cattura del latitante si è giunti al termine di complesse indagini condotte da un gruppo di lavoro dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del ROS, coordinati per la Direzione Distrettuale Antimafia reggina dal Procuratore Aggiunto dott. Michele Prestipino Giarritta e dai Sostituti dott. Giovanni Musarò e dott. Mauro Tenaglia, a cui hanno partecipato anche i Carabinieri delle province di Bergamo e Udine.
L’immediata attività investigativa avviata dai Carabinieri di Reggio Calabria, infatti, ha consentito di accertare la presenza di MACRI nel nord Italia, dove vivono alcuni parenti del ricercato, subito dopo il mancato blitz. Il ricercato, infatti, era riuscito a prendere un volo che lo aveva condotto all’aeroporto di Bergamo – Orio al Serio, da dove sono iniziate le ricerche con una serrata caccia all’uomo. In particolare, monitorando costantemente con difficili e prolungati servizi di osservazione e pedinamenti gli spostamenti di alcuni soggetti ritenuti fiancheggiatori del latitante, gli investigatori sono arrivati in un piccolo comune a pochi chilometri di distanza da Bergamo, dove aveva trovato rifugio il latitante che, sentendosi braccato dai Carabinieri, riusciva nuovamente a far perdere le proprie tracce, partendo nottetempo per la riviera adriatica del Friuli Venezia Giulia.
I carabinieri, sfruttando le acquisizioni investigative ottenute nel corso delle pregresse attività d’indagine sull’omicidio FRISINA, si sono recati a Latisana (UD), dove il latitante si era rifugiato con ogni probabilità subito dopo la commissione dell’omicidio, dandosi alla latitanza volontaria durata oltre un anno, per timore di possibili azioni ritorsive da parte della cosca avversaria.
Alle prime luci dell’alba di ieri, il latitante veniva localizzato in una piccola frazione di Latisana a Bevazzana, dove aveva trovato rifugio all’interno di una villetta di un complesso residenziale. Dopo svariate ore di appostamenti, i militari hanno avuto finalmente la conferma della presenza di MACRÌ nell’abitazione, quando lo hanno visto uscire in terrazza. A quel punto è scattata l’irruzione che ha consentito di bloccare e trarre in arresto MACRÌ.
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Come ricordato in premessa, MACRÌ si era dato alla fuga, perché colpito da un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale D.D.A. in data 19.07.2012, perché responsabile di omicidio aggravato dal metodo mafioso.
Le indagini, condotte dai Carabinieri della Compagnia di Palmi e coordinate per la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria dal Procuratore Aggiunto dott. Michele Prestipino Giarritta e dai Sostituti dott. Giovanni Musarò e dott. Mauro Tenaglia, hanno consentito di far luce sull’omicidio di Rocco FRISINA avvenuto tra l’indifferenza della folla il 3 gennaio 2008 a Delianuova (RC). Il commando composto da 2 killer (MACRÌ Angelo e ITALIANO Leo[2]), infatti, erano entrati in azione tra le 17:00 e le 18:00 in una via centralissima del centro aspromontano alla presenza di numerose persone (parenti, amici, semplici conoscenti o curiosi), nessuna delle quali, però, forniva un apporto significativo all’indagine, anzi tutti negavano di aver assistito alla sparatoria, sostenendo addirittura di essere giunti sul posto solo successivamente. FRISINA Rocco, gravemente ferito, era stato trasportato d’urgenza presso l’ospedale di Polistena e di lì presso gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, dove moriva il 5 gennaio 2008 a causa delle ferite da arma da fuoco riportate.
Le investigazioni, svolte dai Carabinieri di Palmi, hanno consentito di ricostruire con assoluta chiarezza il contesto nel quale l’omicidio è maturato, la dinamica e la causale dello stesso e di identificarne i responsabili. A tale risultato si è giunti progressivamente, costruendo con pazienza un mosaico probatorio che ha consentito via via di accertare:
– che l’omicidio di FRISINA Rocco si inseriva nel contesto mafioso di Delianuova, centro aspromontano collocato nel c.d. “mandamento tirrenico”, dove operano diverse famiglie appartenenti all’organizzazione unitaria denominata ‘ndrangheta, in particolare quella degli ITALIANO (all’epoca capeggiata dal vecchio boss ITALIANO Giuseppantonio, storico “Patriarca” della ‘ndrangheta operante nella fascia tirrenica della provincia reggina, deceduto per cause naturali nel gennaio 2010) e quella dei MACRÌ (eloquentemente soprannominati “i pacci” per via della follia e della violenza che da sempre ne contraddistinguono le azioni);
– che FRISINA (la vittima dell’omicidio) era uomo di fiducia di ITALIANO Giasone (figlio di Giuseppantonio e tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “META” per il delitto di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso e tuttora detenuto);
– che fra gli ITALIANO ed i MACRÌ erano sorti dei dissapori per una somma di denaro (pari ad € 20.000) che questi ultimi pretendevano dagli ITALIANO, a titolo estorsivo, per alcuni lavori realizzati sul territorio di Delianuova, in particolare emergeva che i MACRÌ pretendevano dagli ITALIANO una quota delle tangenti che questi avevano percepito da una ditta che eseguiva i lavori sul territorio di Delianuova;
– che per tale ragione FRISINA era intervenuto in difesa degli ITALIANO, e su preciso incarico di questi (i quali ritenevano di dover pagare una somma corrispondente ad € 10.000), litigando furiosamente con i MACRÌ;
– che nel pomeriggio dello stesso giorno FRISINA Rocco era stato eliminato, a seguito di un vero e proprio agguato di chiara matrice mafiosa eseguito a colpi di arma da fuoco;
– che, successivamente, gli ITALIANO avevano consegnato ai MACRÌ la somma da questi pretesa, pari ad € 20.000;
– che l’omicidio di FRISINA era stato materialmente eseguito da MACRÌ Angelo (detto “Pinello”), giunto sul luogo dell’agguato a bordo di una autovettura condotta da ITALIANO Leo, cognato di MACRÌ Salvatore (fratello di Angelo).
Al termine delle operazioni, MACRÌ è stato associato al carcere di Udine.
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