Arrestata per evasione a Latina l’ex collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce

Pesce-Giuseppina

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Pesce Giuseppina
Pesce Giuseppina

Quando ieri sera è stata fermata sulla via Pontina ad Aprilia (LT) , ben lontana da domicilio dove era ristretta agli arresti domiciliari, ed in violazione ad ogni possibile permesso che nel tempo le era stato concesso, Giuseppina PESCE ha immediatamente capito che per lei non c’era più possibilità di evitare il carcere.

All’atto del controllo con lei c’erano la figlia più piccola ed un uomo di Rosarno D.,che con la donna intratteneva una relazione personale tanto da essere stato inserito con la stessa nel programma di protezione e solo da pochi giorni aveva deciso di fare ritorno al proprio paese natale, Rosarno, abbandonando la località protetta in cui i due si trovavano ed in cui la donna sarebbe dovuta ancora stare se non avesso violato gli obblighi a lei imposti. L’uomo è anche il proprietario della lancia “Y” su cui viaggiava PESCE.

All’arresto i carabinieri di Aprilia non sono giunti casualmente, ma l’attività è il frutto di un’azione, coordinata dalla DDA di Reggio Calabria e condotta dai Nuclei Investigativi del capoluogo calabrese e di quello di Roma che nella fase esecutiva si sono avvalsi dei colleghi della Compagnia di Aprilia.

I carabinieri, che da tempo tenevano sotto costante monitoraggio e controllo i movimenti della PESCE,  hanno infatti accertato che nella mattinata di ieri la donna e sua figlia, accompagnati dal C. erano usciti dal loro domicilio protetto e si erano allontanati fino a raggiungere delle cittadine di altre regioni del centro nord, in particolare della Toscana,  per poi cercare di fare ritorno nella serata, prima di esser fermati sulla strada del rientro.

Per Giuseppina PESCE è quindi scattato l’arresto per evasione e si sono aperte le porte del carcere di Rebibbia.

La donna di recente era stata al centro delle cronache per la sua scelta di recedere dal programma di protezione e per essersi rifiutata di firmare l’ultimo verbale di una collaborazione durata  sei mesi ed i cui contenuti, tutti riscontrati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria e ritenuti attendibili dai vari Giudici chiamati a pronunciarsi sui  vari e conseguenti provvedimenti di cattura o di sequestro, avevano dato corso a numerose operazioni di polizia.

Con le dichiarazioni della PESCE, lo scorso mese di aprile, erano state arrestate nuovamente anche la sorella e la madre della collaboratrice, con un provvedimento che ripercorreva gli aspetti salienti di una collaborazione che contiene “precise e circostanziate chiamate di correo anche nei confronti dei suoi più stretti congiunti ( il padre PESCE Salvatore, la madre FERRARO Angela, i fratelli Francesco e Marina), confermando il pesante quadro indiziario nei loro confronti”.

La collaboratrice, sin dall’inizio, aveva riconosciuto le proprie responsabilità ed il ruolo di intranea alla potente cosca “PESCE” di Rosarno. Successivamente, fornendo preziosi particolari, aveva  ammesso l’esistenza della potente cosca di ndrangheta, operante sul territorio della città di Rosarno e con ramificazioni nel nord del paese; dalla posizione privilegiata di figlia del boss PESCE Salvatore (fratello di PESCE Antonino cl. 53, storico capo dell’omonima consorteria criminale), sorella di PESCE Francesco cl. 84, dedito alle attività estorsive gestite dalla famiglia; cugina di PESCE Francesco cl. 78, attualmente latitante, figlio di Antonino cl. 53 e temibile successore al vertice della cosca, aveva ricostruito l’intero organigramma della potente famiglia mafiosa, descrivendo il ruolo di ciascun componente, compresi i suoi stretti congiunti; ha riferito circa le vicende relative alla successione al vertice della cosca, a causa della detenzione dello zio PESCE Antonino cl. 53, precedente capo indiscusso del gruppo; aveva descritto l’ascesa al potere del pericoloso cugino PESCE Francesco cl. 78, sottrattosi al provvedimento coercitivo del 28.4.2010 e tuttora latitante; ha dettagliatamente indicato attività economiche riconducibili alla cosca mafiosa; ha contribuito a fare luce su una serie di omicidi riconducibili alla cosca mafiosa, tra cui quello di PESCE Annunziata – secondo quanto riferito dalla collaboratrice – uccisa dallo zio boss PESCE Antonino cl. 53 e dai fratelli Antonino e Rocco, detti “i sardignoli”, a causa di una relazione extraconiugale con un appartenente alle Forze dell’Ordine.

Il ruolo svolto da PESCE Giuseppina all’interno della potente cosca mafiosa e lo stretto legame di sangue che la lega ai sodali  avevano reso il contributo da lei fornito estremamente significativo, nell’ambito di una realtà criminale difficilmente penetrabile e poco permeabile a fenomeni collaborativi.

Poi il 2 aprile con una lettera al G.I.P. di Reggio Calabria, la collaboratrice aveva manifestato la propria volontà di interrompere la collaborazione, giustificando la propria decisione a seguito delle presunte pressioni subite dagli inquirenti.

Successivamente nel corso dell’ultimo interrogatorio, la PESCE aveva rifiutato di firmare il verbale a seguito della decisione di voler interrompere la collaborazione con l’Autorità Giudiziaria, ed alla specifica domanda del Pubblico Ministero se quanto avesse in precedenza dichiarato corrispondessea verità, si era avvalsa della facoltà di non rispondere.

L’arresto odierno avviene mentre a Reggio Calabria è in corso la discussione nell’ambito del rito abbreviato nei confronti di quegli appartenenti alla cosca che, nel procedimento “ALL INSIDE”, hanno scelto di evitare il processo che avrà inizio invece il 12 luglio e che vedrà alla sbarra 63 affiliati alla cosca, processo che invece aveva scelto di affrontare Giuseppina, che lo affronterà in regime di custodia cautelare in carcere.

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Author: Cristina

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