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di Federico Curatola
“Se dopo l’uscita del libro “La Casta” le Comunità Montane sono diventate il capro espiatorio di tutti i mali ed i costi eccessivi della politica in Italia, come se fossero delle sanguisughe improduttive assetate di denaro pubblico,con la Finanziaria già approvata alla Camera dei Deputati e che sta per approdare in Senato, le Comunità Montane stanno per essere sigillate in uno scatolone e mandate in soffitta”. E’ la preoccupazione di Federico Curatola, coordinatore dell’associazione UrbanistiCalabria, che interviene sul rischio chiusura delle Comunità Montane paventato dalla nuova finanziaria. “Lo Stato non metterà più un centesimo per la loro sopravvivenza – dice Curatola – e tutto sarà delegato alle Regioni che certo non godono di ottima salute economica. E’ verosimile quindi prevedere che gli enti montani sono destinati alla chiusura nel breve tempo. Ci si è sempre ricordati delle Comunità Montane quando si è dovuta tirare la cinghia, dimenticando che sono enti in cui sono impiegate persone e professionalità cui nessuno ha voluto dare funzioni e deleghe”. Eppure ci sono state Comunità Montane che hanno dovuto sgomitare per trovare una loro funzione e quando sono state promotrici di iniziative di supporto e coordinamento agli altri enti si sono dimostrate un utile strumento di coesione territoriale. “E’ il caso della Comunità Montana dell’Area Grecanica, ex-Capo Sud – ricorda Curatola, il cui padre, l’ex Sindaco di Bagaladi Angelo Curatola ha tenuto a battesimo proprio pochi giorni prima della sua tragica morte il primo Consiglio della nuova Comunità Montana dell’Area Grecanica – che nel corso degli ultimi anni ha rivestito un ruolo importante nella presa di coscienza da parte dei Comuni e della popolazione dell’area di avere radici comuni e di dover concorrere insieme alla crescita di questo territorio”. “Questo Governo sbatte la porta in faccia ai dipendenti, anzi emulando Ponzio Pilato – continua il coordinatore dell’associazione UrbanistiCalabria – si lava le mani e lascia la patata bollente alle Regioni che dovranno pensare al futuro di centinaia di famiglie di dipendenti che dal 1 gennaio 2010 si troveranno senza datore di lavoro”.
“E’ necessario – conclude Federico Curatola – che a tutti i livelli le istituzioni dimostrino senso di responsabilità e si adoperino non solo ad evitare il tracollo ma anche a creare le condizioni affinchè le Comunità Montane, che vanno debitamente “snellite” nei numeri, siano di contro riempite di contenuti e funzioni, in modo da non farle più sentire inutili”.
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