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La recente operazione giudiziaria che ha interessato la cittadina di Melito, il successivo scioglimento del consiglio comunale da parte del Prefetto a cui seguirà un probabile scioglimento per infiltrazioni mafiose, ripropongono una situazione drammatica per tutta l’area grecanica.
Una attenta analisi dei dati ci offre una realtà nella quale convivono amministrazioni già in regime di gestione commissariale, enti locali nei quali è stata inviata una commissione di accesso,nuovi consigli comunali, infine, fuoriusciti da poco da gestioni commissariali.
Questi elementi ci fanno comprendere come la questione legalità sia centrale nella nostra area con una classe politica spesso contigua alle organizzazioni mafiose o nella migliore delle ipotesi caratterizzata da incapacità e inefficienza stante i dati socioeconomici in essere.
Gli interrogativi che si pongono, di fronte a tali problematiche, sono molteplici e ci spingono ad analizzare il contesto senza abbandonarsi a valutazione semplicistiche che non individuano i nodi strutturali. In primo luogo ci si domanda se a fronte di una classe dirigente ormai incapace di rinnovarsi e prigioniera dei meccanismi clientelari si contrapponga una società civile alternativa,ovvero improntata al rispetto dell’etica e della legalità o, al contrario, la stessa si ponga come specchio fedele della attuale struttura politica in una logica definibile di familismo amorale, come sottolineato da diversi sociologi.
E se non è completamente così, perché la parte migliore e onesta della società non riesce a fare massa critica mentre una minoranza ben organizzata riesce a imporre un modus operandi alternativo ai principi di legalità. Perché tanta indifferenza e rassegnazione o, ancor peggio, un adattamento acritico al comportamento generalizzato. In questo contesto i partiti tradizionali si dimostrano incapaci nella selezione di una classe politica locale che possa avere come riferimento il bene comune e, soprattutto,ci si domanda, i vertici provinciali e regionali delle forze politiche presentano le caratteristiche richieste per tale operazione di pulizia: ricordando Giovenale Quis custodiet ipsos custodes.
La tesi classica del bisogno figlio della carenza cronica del lavoro, dei diritti fatti passare sempre come concessione del politico di turno,la logica parentela che lega gruppi familiari pronti ad offrire i propri pacchetti di voti, a destra come a sinistra, a chi offre di più senza che i loro componenti riescano a sviluppare una scelta libera e disinteressata, può bastare a giustificare la deriva a cui è andata incontro una intera area territoriale. Serve ancora concepire un agire politico autoreferenziale da parte di associazioni, movimenti, partiti che potrebbero offrire valide alternative ma si mostrano votati esclusivamente a coltivare il proprio orticello ? Si può intravedere la possibilità di una sinergia fra i vari soggetti organizzati tesa a sviluppare un percorso comune che porti ad una effettiva trasformazione del contesto socioeconomico tanto da adeguarlo ad uno stato civile, anzi,per essere più chiari, ad un paese “normale”?.
Diciamo questo perché l’impressione che si ricava è quella di una area grecanica collassata nella quale si avverte un clima di decadenza da basso impero e condannata sistematicamente ad interventi giudiziari o provvedimenti amministrativi sanzionatori.;tanto vale dichiarare lo stato di emergenza e imporre un commissariamento complessivo dell’area per un tempo indeterminato. Sappiamo,però, che un percorso simile , dai connotati naturalmente repressivi, non possa rappresentare una valida alternativa ( fra l’altro le esperienze passate di commissariamento dei comuni si sono limitate ad una gestione ordinaria della cosa pubblica senza incidere nelle dinamiche negative che puntualmente si ripropongono ), ma per questo con molta umiltà ci permettiamo di buttare il classico sasso nello stagno per aprire una riflessione comune fra quanti, cittadini, associazioni, movimenti e partiti, intendono invertire la rotta.
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