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«C’è una tempistica sorprendente tra l’avvio dell’accordo tra Unione europea e Marocco per l’importazione di agrumi e prodotti ittici e la volontà della Coca Cola di rescindere i contratti con le aziende agrumicole di Rosarno con il pretesto dello sfruttamento degli immigrati».
A sostenerlo è Domenico Naccari, delegato del sindaco Alemanno ai rapporti con le comunità regionali, che dopo l’annuncio della multinazionale esprime «la vicinanza di Roma Capitale al sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi, ai cittadini ed ai migranti che ogni giorno lavorano nei campi per lo sviluppo della Piana e di tutta la Calabria».
«Il mezzo passo indietro della compagnia – ha aggiunto l’on. Naccari – è di buon auspicio ma la preoccupazione resta forte, dopo l’intesa euro-marocchina, per il futuro dell’intero comparto agroalimentare e ittico in Calabria, in Sicilia e in tutto il Mezzogiorno. Prima di formalizzare l’intesa con il paese rivierasco, l’Europa avrebbe fatto bene a rapportarsi con i produttori e le associazioni di categoria italiane e meridionali, onde scongiurare errori del passato, uno su tutti l’ingresso della Cina nel Wto, a seguito del quale l’economia mondiale è stata devastata dalla concorrenza sleale di aziende asiatiche che producono in barba al rispetto dei diritti umani e dei lavoratori.
Da ciò che risulta il Marocco ha creato oltre 1.200 ettari di nuovi impianti per la produzione di agrumi. Tutta la produzione di arance marocchina è stimata in 975.000 tonnellate. Secondo il Ministero dell’agricoltura marocchino, quest’anno la produzione aumenterà del 6% rispetto alla stagione precedente, per un totale di 1,86 milioni di tonnellate di arance. Secondo l’Associazione di produttori di agrumi del Marocco (Aspam), l’aumento dell’offerta si tradurrà in un incremento dell’8% delle esportazioni.
Questo significa – conclude Domenico Naccari – che le percentuali stilate saranno sottratte in termini di esportazioni a Calabria e Sicilia, la cui economia è prevalentemente trainata dall’agricoltura. Il Mediterraneo doveva rappresentare per lo Stivale una grande opportunità di sviluppo. Con questo “orientamento” dell’Ue, devo dire molto discutibile, imbocca invece la strada che porta verso il baratro».
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