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I cittadini del territorio della Piana di Gioia Tauro non possono più ritenersi soddisfatti dagli impegni, puntualmente disattesi, assunti nelle varie campagne elettorali, tantomeno da “passerelle” di carattere propagandistico – elettorale, che non producono la soluzione dei problemi.
Lavoro, ambiente, sanità, trasporti, viabilità: tutti settori che registrano attualmente uno stato emergenziale mai raggiunto nel tempo.
Oggi per molti diventano facili alibi la mancanza di risorse finanziarie e la gestione tecnica di un Governo nazionale. Ma sono quei molti, in particolare politici, che non hanno il pudore né di chiedersi dove siano finite le ingenti risorse finanziarie che nel tempo sono state trasferite in Calabria, ed anche nella Piana di Gioia Tauro, né di responsabilizzare i Governi politici nazionali rispetto alla disattenzione che da parte degli stessi c’è stata nei confronti della Calabria.
A livello regionale alla Calabria è sempre mancata una programmazione ad ampio spettro utile ad omogeneizzare gli interventi, con la conseguente prevalenza di contributi “tampone” che hanno finito con il favorire il mantenimento dello stato emergenziale.
La Piana di Gioia Tauro ha sempre registrato il più alto tasso di disoccupazione dell’intera Calabria e la nascita del Porto avrebbe dovuto e potuto rappresentare il vero volano per lo sviluppo dell’intera Regione. Ma fin da subito si è preferito fare affidamento solo sull’attività di Transhipment della monopolista MedCenter, piuttosto che puntare sulla polifunzionalità del più importante porto del Mediterraneo. Ed oggi registriamo l’annullamento della gara per interporto e l’incognita degli sbandierati finanziamenti per l’attuazione dell’APQ sulla logistica.
A gennaio abbiamo registrato grande plauso per l’acquisizione da parte della Msc del 33% delle azioni della MedCenter (MCT), ma nulla sulle conseguenti strategie occupazionali. Ed oggi la dirigenza della MCT ha prospettato il prolungamento della Cassa Integrazione Straordinaria (CIS) per il secondo anno consecutivo, per di più con un sensibile aumento degli esuberi visto l’inserimento in organico di circa 180 ex precari che avevano presentato giusto ricorso al Giudice del Lavoro.
Le strade dei Comuni di Gioia Tauro e Taurianova, ma non soli, non sono mai state così invase dalla spazzatura con conseguente forte rischio igenico – sanitario per i cittadini, nel mentre la società francesce Veolia, che tramite la TEC(Termo energia Calabria) gestisce il sistema rifiuti, decide la concentrazione dei propri investimenti in Paesi che assicurino un pil in crescita ed una legislazione favorevole e “Piana Ambiente”, società che gestisce i servizi di raccolta dei rifiuti nella Piana a causa della forte crisi finanziaria viene posta in liquidazione, lasciando sul lastrico alcune centinaia di lavoratori.
La società Veolia, anche aggiudicataria per il raddoppio del termovalorizzatore di Gioia Tauro è subentrata, nel 2000, in circostanze mai chiarite, ad un raggruppamento temporaneo d’imprese, e nel 2003 grazie ad un atto di sottomissione e ad una perizia di variante venne ridefinita con finanziamenti pubblici per far fronte ad una riduzione di tariffa che era richiesta come compensazione ambientale per la popolazione della Piana di Gioia Tauro. L’abbandono della società Veolia oltre che a rendere indispensabile il ricorso ad altra società per il sistema di rifiuti, fa continuare l’annosa problematica sulla costruzione del raddoppio del termovalorizzatore ma anche, come credo, il dubbio sulla concessione di circa tre milioni di euro da investire sul sociale e sulla promozione sportiva, come da accordo, stipulato nel maggio 2011, trala RegioneCalabriae la stessa società francese.
Sulla situazione della sanità nella Piana di Gioia Tauro, già afflitta dalla nascita, negli anni, di ben 7 presidi ospedalieri nel raggio di 30 Km, occorrerebbe scrivere fiumi di parole per le quali non potrebbe esserci ospitalità sui quotidiani. Situazione attuale: chiusura di Presidi e Divisioni solo a mero scopo di rancore politico, sicuramente non legittimata da un dovuto piano sanitario regionale e tantomeno da una adeguata programmazione dei Presidi da riconvertire. In sintesi, soldi pubblici già spesi per una sanità che non garantisce il diritto alla salute dei cittadini, se è vero, come purtroppo è vero, chela Calabriaè persino in debito di ben 236 milioni con le altre regioni per la mobilità sanitaria.
E potrei continuare a lungo sui trasporti, sulla viabilità, sul malaffare, sulla corruzione, sulla ‘ndrangheta della Piana di Gioia.
A questo punto la domanda è spontanea: i cittadini di questa parte del territorio calabrese a quale buon Dio dovranno affidarsi per sentirsi parte integrante di una Regione?
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