Angela Napoli sui rimborsi dei consiglieri della Regione Calabria

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La Calabria è la regione d’Italia che registra il più alto tasso di disoccupazione e si ritrova ad essere amministrata da un Consiglio regionale che non solo si ostina a mantenere “contro legge” un numero elevato di consiglieri ma anche ad usufruire di  “ignobili” indennità di trasferta, considerata l’ubicazione di Consiglio e di Giunta in due diverse città.

Ed i componenti di questo Consiglio regionale, dopo essere rimasti impassibili di fronte all’arresto e alla condanna di ben tre consiglieri, accusati di gravi reati, oggi vedono tra di loro ben dieci indagati con l’accusa di peculato sui rimborsi dei gruppi consiliari.

E’ davvero umiliante, peraltro in un momento di grave crisi quale quello attraversato dal nostro Paese, apprendere che per il Consiglio regionale calabrese oltre 500 mila euro di rimborsi risultano privi di giustificativo e che tra le spese sostenute e giustificate per un altro milione di euro si riscontrano biglietti “gratta e vinci”, tasse sui rifiuti, scontrini per singoli caffè e molto altro ancora.

Tali episodi di malcostume che si uniscono a quelli che hanno coinvolto, in particolare nell’ultimo anno, alcuni esponenti del mondo politico nazionale e regionale, continuano a turbare l’opinione pubblica, contribuendo a farle perdere la fiducia nelle Istituzioni ed incoraggiandola ad entrare nel mondo dell’antipolitica.

Il giudizio che consegue all’insorgere di ogni nuovo e comprovato episodio scandalistico finisce con l’estendersi, spesso ingiustamente, a tutta la classe politica dirigente, sminuendo la stima dei cittadini in chi li rappresenta e amministra, e ponendo in dubbio la validità stessa del sistema giuridico – costituzionale che regola la vita del nostro Paese.

Occorre, pertanto, con urgenza, che in una nuova legge sull’anticorruzione venga prevista “l’avocazione allo Stato dei profitti politici illegittimi”, già da me proposta a suo tempo in Parlamento.

La responsabilità che, più che mai in questo momento coinvolge il mondo politico a qualsiasi livello, dovrebbe portare i pubblici amministratori e coloro che ricoprono cariche politiche, a non aver nulla da paventare da indagini sulle origini, sulla provenienza e sulla formazione del patrimonio proprio o familiare.

Qualsiasi politico dovrebbe “offrire al pubblico giudizio il più ampio vaglio sul proprio operato”.

D’altra parte, così come giustamente viene attivata la prevenzione nei confronti dei “patrimoni illeciti” dei mafiosi, considero necessaria analoga attività nei confronti di tutti quei politici che hanno impinguato illecitamente i loro patrimoni con i soldi pubblici.

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Author: Cristina

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