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L’operazione di ieri, denominata “Falsa politica”, condotta dalla Polizia di Stato su richiesta della DDA di Reggio Calabria, ha stroncato, ancora una volta, uomini della cosca Commiso della ‘ndrangheta di Siderno (R.C.). Ed ancora una volta, attraverso le persone colpite da questa operazione e la relativa inchiesta, emerge il forte e preoccupante connubio tra politica e ‘ndrangheta, e il relativo condizionamento del voto che c’è in Calabria e nella provincia di Reggio, in particolare.
Non so se riuscirà mai ad emergere la responsabilità della politica calabrese che porti a bandire il “….si dice, ma non è colpito dalla giustizia e comunque porta i voti….” nelle scelte delle candidature.
E’, infatti, il momento della scelta dei candidati e della formazione delle liste, quello nel quale si rinsalda il connubio tra politica e mafia ed è proprio quel momento che dovrebbe far pesare maggiormente “il sospetto” rispetto alla “vittoria elettorale” ad ogni costo.
Non è più sufficiente, solo dopo l’intervento della Magistratura, dire “gettiamo le chiavi” o “non immaginavo” o “prendo le distanze”: frasi ormai chiaramente definibili “di comodo”.
La ‘ndrangheta vota e fa votare per coloro che possono poi offrirle delle “garanzie” .
Se allontaniamo da noi la necessaria responsabilità non lamentiamoci poi se nel momento elettorale cresccono l’astensionismo e l’antipolitica!
Oggi più che mai si rende indispensabile la sottoscrizione delle petizioni popolari “Liste Pulite” lanciate da Futuro e Libertà ed anche l’applicazione della c.d. “Legge Lazzati”.
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