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L’inchiesta “Infinito” ha confermato come in Calabria meritocrazia e disoccupazione vengono calpestate pur di favorire parenti di noti personaggi e nulla importa se questi finiscono poi arrestati con l’accusa di corruzione, rivelazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale aggravato dalla finalità di favorire l’associazione mafiosa.
Ed è così che l’ 11 maggio 2010 la dottoressa Alessandra Sarlo, moglie del Magistrato reggino Vincenzo Giglio, arrestato il 30 novembre 2011, riceve una telefonata da parte del medico Vincenzo Giglio, cugino omonimo del Magistrato, e anche lui arrestato nell’operazione “Infinito”, con la quale le viene comunicato che sarebbe stato fissato un incontro per riuscire ad ottimizzare una sua collocazione occupazionale di dirigente in ambito regionale.
Sta di fatto che il 12 luglio 2010 la Giunta regionale della Calabria, con delibera n. 507, nomina la dottoressa Alessandra Sarlo a Commissario Straordinario dell’ASP di Vibo Valentia, per la durata di mesi sei. Il relativo decreto di nomina, n. 212, viene firmato dal Presidente della Giunta regionale a soli due giorni di distanza e precisamente il 14 luglio 2010.
Si da il caso che il 23 dicembre 2010 il Presidente della Repubblica decreta l’affidamento della gestione dell’amministrazione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Vibo Valentia ad una commissione straordinaria, a seguito della deliberazione di scioglimento per infiltrazione mafiosa, adottata dal Consiglio dei Ministri il 17 dicembre 2010, su proposta dell’allora Ministro dell’Interno, Roberto Maroni.
Non può essere sottaciuto il fatto che nella relazione che ha portato allo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell’ ASP di Vibo Valentia, viene evidenziato come alcune illegalità, anche di natura mafiosa, presenti in quell’Azienda, siano perdurate durante la gestione del Commissariamento con a capo la dottoressa Sarlo.
Ma, per l’ amministrazione della Regione Calabria, la moglie di quel Magistrato non può continuare ad accontentarsi del suo ruolo di Dirigente interno presso l’ amministrazione provinciale di Reggio Calabria e allora, con delibera n. 308 del 12 luglio 2011, su proposta dell’Assessore regionale al personale, Domenico Tallini, delibera di istituire il Dipartimento “Controlli”, prefigurando 1 Direzione Generale, 2 Settori e 4 Servizi con a capo di ognuno un dirigente.
Il 26 luglio 2011 viene pubblicato sul sito della Regione l’avviso interno per il conferimento dei relativi incarichi dirigenziali, prevedendo la scadenza dopo soli 7 giorni.
L’ 11 agosto 2011, la Giunta regionale, con deliberazione n. 381, ha determinato che nessuna delle 9 candidature interne, aderenti all’avviso del 26 luglio 2011, “risultava idonea” ai fini del conferimento dell’incarico di Dirigente Generale del neo istituito Dipartimento “Controlli”, pur se dalla tabella allegata all’atto si rilevava che alcuni partecipanti avevano ricoperto ruoli dirigenziali apicali e specifici, e, pertanto, la stessa Giunta demandava il conferimento dell’incarico al Dipartimento “Organizzazione e Personale”.
Per delega del Dirigente Generale, avv. Umberto Nucara (già dirigente del Comune di Reggio Calabria), viene attestata la regolarità amministrativa e contabile dell’atto e dell’istruttoria dalla dottoressa Rosalia Marasco, dirigente del Settore Giuridico, il cui contratto risulta però nullo, poiché la Corte Costituzionale, con sentenza n. 108 del 23 marzo 2010, ha dichiarato illegittima la legge regionale n. 8/2010, in base alla quale la stessa Marasco era stata trasferita dal Comune di Cosenza alla Regione.
Il 16 agosto 2011 è stato pubblicato, per la copertura del posto del Dipartimento “Controlli, l’avviso per dirigenti comandati da altre Pubbliche Amministrazioni, con scadenza 10 giorni.
L’ 1 settembre 2011 la Giunta regionale della Calabria, con delibera n. 389, individua tra i 7 partecipanti, guarda combinazione, nella dottoressa Alessandra Sarlo (moglie del Magistrato Vincenzo Giglio), la dirigente generale del Dipartimento “Controlli” e le assegna tale ruolo, decretato in data 16 settembre 2011 dal Presidente della Giunta Regionale, con atto n. 149.
Quanto sopra fa emergere alcune delle modalità con le quali la Regione Calabria gestisce gli incarichi e la necessità a ché l’Italia si doti con urgenza di un adeguato provvedimento legislativo anticorruzione.
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