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La relazione predisposta dal Prefetto Basilone che ha portato, nel 2006, allo scioglimento per infiltrazione mafiosa dell’A.S.L. di Locri (R.C.) aveva evidenziato le numerose presenze, tra il personale sanitario e parasanitario del P.O. della città, di parenti, alcuni anche stretti, di noti boss della ‘ndrangheta dell’area jonica reggina; così come la stessa relazione evidenziava rapporti con la criminalità organizzata attraverso convenzioni e servizi esterni.
Pur tuttavia, dopo lo scioglimento in questione, nessun provvedimento giudiziario o amministrativo è intervenuto per allontanare ed interrompere quei rapporti all’interno del P.O. di Locri.
Addirittura, inspiegabilmente, la Regione Calabria non ha provveduto, fino ad oggi, ad ottemperare in accordo con il Ministero dell’Interno al deliberato che prevedeva l’accorpamento dell’A.S.L. di Locri con l’A.S.P. di Reggio Calabria così come avvenuto per ogni singola provincia con le altre A.S.L. calabresi.
Appare, inoltre, di fronte a quanto sopra e in aggiunta ai numerosi omicidi che sono avvenuti nel P.O. di Locri, altrettanto grave la mancanza di controlli all’interno e all’esterno dello stesso.
E’, altresì, più che comprovato l’interesse che la ‘ndrangheta ha nel settore della sanità calabrese ed è pertanto, estremamente grave che da tale P.O. sia riuscito ad evadere, con un piano strategicamente predisposto, il boss della omonima cosca di San Luca Antonio Pelle.
L’evasione, sulle cui responsabilità mi auguro possa essere fatta chiarezza con celerità, dimostra come non siano in atto in Calabria i dovuti interventi utili a garantire l’espiazione della pena per tutti i boss della ‘ndrangheta e ci si adagi solamente, con troppa facilità, sugli esiti derivanti dalla cattura degli stessi criminali.
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