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Nella mattinata di ieri, la Suprema Corte di Cassazione, V sezione penale, ha annullato con rinvio al Tribunale della Libertà di Reggio Calabria, per una nuova disamina, l’Ordinanza di custodia cautelare emessa a carico del rag. Rinaldo Strati, contabile di Condotte SpA presso il cantiere di Palizzi.
Il ricorso in cassazione è stato discusso dai difensori del rag. Strati, Avv.Antonino Mazzone, del Foro di Locri e Avv. Domenico Vadalà, del Foro di Reggio Calabria, all’udienza camerale del 26 giugno 2012.
All’esito della discussione la V^ Sezione Penale della Cassazione, vista la complessità delle questioni sollevate, ha rinviato per la decisione all’udienza odierna.
In effetti, ieri mattina, alle ore 8,30, la Suprema Corte ha dato lettura del provvedimento che annulla l’ordinanza custodiale emessa dalla DDA di Reggio Calabria a carico del rag. Strati Rinaldo, rimettendo le parti davanti al TdL di Reggio in diversa composizione per una nuova decisione.
E’ il primo provvedimento che va ad intaccare la struttura portante dell’operazione Bellu Lavuru 2 nell’ambito del quale lo Strati è stato raggiunto dal provvedimento restrittivo ora annullato con rinvio.
Da annotare che, nel marzo del corrente anno, allorquando sono partiti gli arresti di Bellu Lavuru 2, lo Strati si trovava per lavoro in Algeria, Stato africano con il quale non c’è alcun trattato di estradizione con l’Italia. Nonostante questo, il Rag. Strati, appresa la notizia, ha fatto immediato ritorno in Italia e si è spontaneamente consegnato all’Autorità Giudiziaria procedente.
Lo Strati è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa perché asseritamente non avrebbe fatto quanto in suo potere per “allontanare” dal cantiere di Palizzi la società I.M.C. di Costantino Stilo & C. che, benché raggiunta, da informazioni “atipiche” da parte della Prefettura di Reggio Calabria a far data dal 30 agosto 2007, veniva effettivamente estromessa dal cantiere solo in data 12 novembre 2007. In ipotesi accusatoria tale impresa sarebbe riconducibile a familiari di Giuseppe Morabito, detto “Tiradritto”.
Evidentemente la Suprema Corte ha ritenuto, così come da sempre sostenuto dai difensori dello Strati, che lo stesso nulla ha fatto e nulla poteva fare né per fare rimanere la ditta in cantiere, né per allontanarla, in quanto non ne aveva minimamente il potere.
Altra tesi difensiva più volte ribadita è che il Rag. Strati ha sempre e solo agito nell’interesse del proprio datore di lavoro, Condotte SpA, e che non conosceva prima né ha frequentato dopo alcuno dei suoi coimputati.
Allo Strati veniva pure contestato un altro capo di imputazione secondo il quale lo stesso avrebbe consentito al predetto sodalizio criminoso di inserire tra le maestranze assunte un numero elevato di operai generici direttamente e/o indirettamente riconducibili allo stesso contesto di tipo mafioso, personale poi impiegato in punti nevralgici del cantiere cosi da assicurare alle suddette organizzazioni criminali il controllo dello svolgimento di ogni fase dei succitati lavori pubblici.
Anche con riferimento al preteso concorso dello Strati nella selezione di personale da avviare a lavoro presso il cantiere di Palizzi, lo stesso ha compiutamente chiarito di non avere avuto mai alcun ruolo nella scelta e nell’assunzione delle maestranze.
Con la decisione di ieri la Suprema Corte ha dimostrato di ritenere fondate le doglianze mosse avverso il provvedimento restrittivo da parte dei legali dello Strati, intaccando così la stessa architettura dell’impianto accusatorio. Ora a decidere, secondo i principi di diritto dettati dalla Cassazione, sarà il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria in una composizione diversa da quella che ha emesso il provvedimento oggi annullato.
Enza Cavallaro
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