Alvaro: “Scopelliti vittima di una giustizia alla deriva”

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La scelta del Tribunale di Reggio Calabria di condannare il Governatore Peppe Scopelliti con una misura abnorme, superiore alla stessa enorme richiesta avanzata dell’accusa, ha fatto esplodere la gioia della sinistra che, senza un minimo di vergogna, ha applaudito ai 6 anni di carcere e, soprattutto, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici di un avversario, o meglio di un nemico, attorno al quale da diversi lustri, prima a Reggio e poi nella stessa Regione Calabria, si era aggregato il popolo moderato, rendendo impossibile la conquista del potere alla sinistra. Ora sogna di trovarsi vicino alla conquista del Palazzo d’inverno.

Ma la vicenda si presta a considerazioni che anche la sinistra non dovrebbe ignorare se intende perseguire la riforma della giustizia così come proclamato, urbi et orbi, sia da Maria Elrena Boschi, braccio destro del premier, che dal nuovo Guardasigilli, Andrea Orlando. Il Governatore Scopelliti secondo l’art. 27 della ‘più bella del mondo’ “non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva” e cioè sino all’espletamento dei tre gradi di giudizio previsti dalla legge che come si sa possono ribaltare totalmente le decisioni assunte nel primo grado.

Ma la sentenza contiene due pene afflittive: il carcere e la interdizione dai pubblici uffici.

Mentre per il carcere, per renderlo esecutivo, si deve attendere l’appello e poi la Cassazione, per l’interdizione si procede senza attendere eventuali ribaltamenti della verità giudiziaria, cioè si decapita una Regione con una norma (legge Severino) che palesemente è anticostituzionale perché non attende che l’accusato possa avere, anche per la pena accessoria, la valutazione di giudici di livello superiore. Valutazione che può risultare positiva per l’accusato che può vedersi riconosciuta la propria innocenza dopo, però, che il danno a lui ed alla stessa popolazione calabrese è stato prodotto irrimediabilmente.

E questa è norma che può restare indenne in un Paese democratico che fino ad alcuni anni fa era considerato ‘la culla del diritto’? Alla sinistra locale ma anche a personaggi come Epifani, Casson e Zanda non crea alcun problema la deriva del pianeta giustizia. E’ lontano dalle loro riflessioni, perché si considerano ‘amici’ della Magistratura, che detta deriva prima o poi presenterà il conto ai novelli Robespierre che saranno costretti a mettere la testa sotto la lama della ghigliottina.

Noi non attendiamo di vedere quella lama calare impietosamente sul loro collo. Siamo di pasta diversa e non riusciremmo mai a gioire per le disgrazie altrui che spesso coinvolgono gli interessi di intere popolazioni. Ma mentre parte della sinistra, solitariamente, esulta, i libertari, i moderati, i riformisti di ogni ordine e grado non riescono a non esprimere la loro vicinanza a Peppe Scopelliti, pur trattandosi di un politico, recentemente, protagonista di scelte che hanno lasciato sbigottita l’intera area che lo aveva sostenuto. Scelte che rischiavano di distruggere definitivamente un sogno e che avevano messo in secondo piano la riforma delle riforme, quella della Giustizia.

Giovanni Alvaro

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