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Elettra riceve un marito dalle mani paterne: l’odio.
Dopo il gesto estremo del matricidio, la volontà di sopravvivenza nutrita soltanto dall’odio vendicatorio si consuma. Oltre questo c’è il vuoto.
Il mito di Elettra nella scrittura di Hofmannsthal si sviluppa in chiave psicanalitica, rende le figure femminili protagoniste assolute, deforma i legami familiari.
Lo spettacolo vuole esasperare i legami umani utilizzando eterogenei piani espressivi che offrono una particolare articolazione del dramma verso una resa di autentico impatto emozionale e di stimolante ricerca formale.
Per questo lo spettacolo è una commistione fra teatro e video, nel tentativo di esprimere il non detto, di sviluppare la nostra percezione del dramma scalfendo visivamente dettagli, primi piani, ambientazioni. I filmati esprimono le deformazioni dei personaggi, tradiscono il disordine ambiguo del dramma. In video vengono catturate le complesse sfaccettature dei personaggi, creando un solco lacerante tra Elettra e la madre “che divora la sua stessa progenie”, mentre in scena il rapporto tra Elettra e Crisotemide ed Elettra e Oreste si sviluppa attraverso un’interpretazione che cerca nella verosimiglianza un ideale slancio di espressione artistica.
con
Elettra Maria Milasi
Crisotemide Kristina Mravcova
Clitennestra Donatella Venuti
Egisto Maurizio Spicuzza
Oreste Americo Melchionda
Precettore Giuseppe Luciani
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