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Il 30 dicembre si dovrebbe tenere la prossima udienza del Processo Marlane, la fabbrica tessile di Praia a Mare (CS) di proprietà del gruppo Marzotto. Usare il condizionale in questo caso è d’obbligo, visto che tutte le precedenti sedute si sono subito chiuse con un rinvio, e la data scelta per questa nuova udienza non lascia presagire nulla di diverso.
E’ alto quindi il rischio prescrizione per quello che è il più grande caso italiano di morti sul lavoro all’interno di una fabbrica.
Oltre 100 operai morti e 60 ammalati di tumore, senza contare quelli che ancora si potrebbero ammalare: è questo il triste bilancio che può vantare la Marlane, mentre il territorio e il mare di Praia sono serviti da discarica per i rifiuti tossici delle lavorazioni.
Tutto questo è avvenuto con la complicità delle amministrazioni locali e dei partiti (di centro destra e centro sinistra), delle autorità sanitarie, di Cgil-Cisl-Uil, dei mezzi di “informazione”. Tutti per anni hanno negato, minimizzato, insabbiato, criminalizzato chi lottava contro il lavoro portatore di morte, chi lottava contro la fabbrica dei veleni.
La strage di Praia a Mare non è avvenuta “per caso”, per “mancata conoscenza” dei prodotti usati nel ciclo lavorativo. La strage di Praia è avvenuta per scelta, la scelta del profitto. Quella scelta che vede nelle misure di sicurezza, nella salvaguardia della salute e delle vite di chi lavora, solamente un elemento aggiuntivo del “costo del lavoro”, un onere da evitare con cura per non diminuire i profitti, per “garantire” l’occupazione.
Di questa triste storia ne parleremo domenica 4 dicembre alle ore 18.30, insieme a Francesco Cirillo autore del libro-inchiesta “Marlane: la fabbrica dei veleni”. Durante l’iniziativa sarà proiettata la video-inchiesta sulla Marlane realizzata da Giulia Zanfino. La serata si concluderà con una cena sociale.
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