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Ha ottenuto i domiciliari il direttore de “Il dibattito”, Francesco Gangemi, 79 anni, arrestato nei giorni scorsi e rinchiuso nel carcere di Reggio Calabria perché deve scontare una condanna a 2 anni per diffamazione aggravata a mezzo stampa.
A stabilire il provvedimento, i giudici del Tribunale di sorveglianza di Reggio, che hanno accolto l’istanza dei difensori del giornalista – tra l’altro affetto da diverse e gravi patologie – gli avvocati Lorenzo Gatto e Giuseppe Lupis. L’arresto era stato eseguito su disposizione della Procura generale di Catania.
“La concessione degli arresti domiciliari a Francesco Gangemi – afferma Carlo Parisi, segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria e vicesegretario nazionale della Fnsi – suscita un’immediata sensazione di sollievo, che non deve, però, far passare in secondo piano la gravità dell’atto perpetrato ai danni di un giornalista, tra l’altro di 79 anni e in precarie condizioni di salute, per il reato di diffamazione a mezzo stampa. E, soprattutto, arrestato per non aver voluto rivelare la fonte di una notizia”.
Carlo Parisi rinnova, quindi, l’appello al Parlamento “perché riformi, con urgenza, la legge sulla diffamazione, come si è impegnata a fare di recente la Camera, per evitare il ripetersi di queste vergogne”.
“La decisione del Giudice di sorveglianza di Reggio Calabria – commenta, dal canto suo, il segretario generale della Fnsi Franco Siddi – di far uscire da una cella il giornalista settantanovenne Francesco Gangemi, portato in carcere sabato scorso per scontare una condanna per diffamazione a mezzo stampa e per essersi rifiutato a rendere note fonti fiduciarie di notizie, va accolta con sollievo umano. Resta però lo sconcerto per la decisione a monte di mandare in galera un uomo di settantanove anni, per di più malato, mentre la Corte Europea di Strasburgo condanna ripetutamente l’Italia per quello che rimane un mostro giuridico (il carcere per i reati a mezzo stampa). Una pena in assoluta sproporzione rispetto alla qualità del delitto contestato. Rimane perciò l’amarezza che non si siano subito valutate le condizioni alternative per l’esecuzione di una condanna a pena detentiva. A questo punto, ogni altro atto di equilibrio e umanità che possa riguardare il caso Gangemi potrà essere preso in considerazione”.
“La Fnsi – sottolinea Siddi – è pronta anche a rivolgere un appello al Capo dello Stato perché possa considerare un intervento nell’esercizio delle facoltà che gli attribuisce la Costituzione. Certamente urgentissimo e non ulteriormente rinviabile – sia alla luce delle nuovi recenti sentenze di condanna della Corte Europea sui diritti dell’uomo, sia in relazione all’ultimo caso di un giornalista condannato al carcere – la ‘riflessione’ sull’esigenza di pervenire a una disciplina più equilibrata ed efficace dei reati di diffamazione a mezzo stampa sollecitata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione del provvedimento di commutazione della pena che egli adottò alla fine del dicembre scorso nei confronti del direttore del giornale Alessandro Sallusti. La riforma del Codice su questo punto, già all’esame della Camera, non può essere davvero in alcun modo ulteriormente rinviata”.
Giornalisti Calabria
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