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Dopo due settimane dall’inizio dell’attuale stagione balneare la regione Calabria ha pubblicato sul suo sito web il Decreto sulla classificazione delle acque marine adibite alla balneazione.
I dati evidenziano che sono rimasti 651 i punti di prelievo delle acque marine sottoposte dall’A.R.P.A.CAL alle analisi previste dalla vigente normativa. Gli stessi punti, distribuiti sui 715 km di costa bagnati dai Mari Jonio e Tirreno, sono stati posti ad una distanza media di poco superiore al chilometro per monitorare i 670 chilometri di litorali adibiti alla balneazione. Il resto, circa 45 chilometri di costa, non è sottoposto ad analisi e monitoraggio ed è permanentemente vietato alla balneazione per inquinamento o altri motivi come: presenza di Porti, zone industriali, scogliere inaccessibili.
Da un primo esame della nuova classificazione effettuata sulle 651 aree adibite alla balneazione emerge un peggioramento rispetto alla stagione balneare 2012. è diminuito il numero delle aree con acque classificate di qualità eccellente: era l’89,4% a inizio stagione 2012 ed è sceso al 79,8%. Contemporaneamente è aumentato il numero delle aree con acque di qualità scarsa e da vietare alla balneazione: dal 2,1% dello scorso anno è salito al 2,5% a inizio dell’attuale stagione.
Rilevante è anche l’aumento della percentuale delle aree di qualità sufficiente e, quindi, con i requisiti minimi per la balneazione che da 1,9% si alza al 5,0%.
Nonostante l’elevato numero di aree con divieto di balneazione, l’insieme delle spiagge del Tirreno e dello Jonio della regione classificate idonee per la balneazione supera i seicento chilometri e costituisce il 20% della disponibilità di costa balneabile dell’intera Penisola del BelPaese.
Un dato rilevante che continua a essere sottovalutato nonostante costituisca una quantità superiore a quella disponibile complessivamente in sei regioni bagnate dal Mar Adriatico: Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Abruzzo, Molise e Marche.
Sottovalutazione a ogni livello di responsabilità. E anche riguardo i tempi e i modi dell’informazione da fornire per evitare i gravi rischi per la salute individuati e segnalati dal Ministero della Salute. Significative in proposito: le incongruenze dei dati forniti dallo stesso Ministero della salute, i ritardi della Regione e, in particolare, la mancata esposizione anche attraverso l’apposita cartellonistica dei dati sulla qualità delle acque in corrispondenza di ogni tratto di litorale esistente nell’ambito del territorio di competenza di comuni costieri.
Dopo quasi un mese dall’inizio della nuova stagione balneare è difficile se non impossibile individuare dove inizia e dove termina ogni tratto di litorale temporaneamente o permanentemente vietato alla balneazione per inquinamento o per motivi diversi. Si continua a sottovalutare la necessità di rendere noti ai cittadini i dati sulla qualità delle acque di balneazione, dei profili e delle criticità ambientali di ogni tratto di costa come indicato dalle norme e direttive nazionali ed europee.
Sottovalutazioni e inadempienze evidenziate anche dalla Commissione parlamentare sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti nella Regione Calabria che denuncia: “È importante rilevare non solo il forte degrado delle coste e l’inquinamento marino, ma anche la mancanza di una seria volontà volta a individuare le fonti inquinanti e, soprattutto, a perseguire i trasgressori e così interi comuni della zona esaminata continuano ad essere privi di fognatura, mentre le amministrazioni comunali negano l’esistenza del problema. Numerosi sono gli scarichi non censiti da parte dei comuni e delle province, mentre liquami di origine organica e industriale continuano a essere riversati nei fiumi e a confluire nel mare: ne sono prova i risultati delle analisi effettuate alle foce dei fiumi, con valori parecchie decine di misure al di sopra della soglia di tollerabilità umana.”
Diffusione e cause dell’inquinamento e dei divieti di balneazione nella Regione sono stati accertati dagli Enti preposti come l’Agenzia regionale per l’Ambiente e la Direzione Marittima.
L’attività di controllo svolta nel 2012 della Direzione Marittima della Calabria: “ha messo in evidenza che l’inquinamento delle acque marine della Calabria deriva principalmente dal carente sistema fognario e depurativo”.
Il Report Balneazione 2012 dell’ARPACAL evidenzia: “i campioni che hanno dato esito sfavorevole riguardano sempre gli stessi punti di prelievo che nel corso degli anni hanno dimostrato di avere problemi di inquinamento. Tali punti insistono soprattutto nella provincia di Cosenza e Reggio Calabria. Le problematiche rimangono tendenzialmente non risolte e quasi sempre dovuti al malfunzionamento di alcuni depuratori costieri e di scarichi abusivi che giungono a mare tramite canali o torrenti. La situazione appare peggiore in caso di campionamenti eseguiti in presenza di pioggia, vicino alle foci di fiumi soprattutto nel periodo tra aprile e maggio o durante i mesi estivi quando il maggior numero di abitanti equivalenti causa inconvenienti al funzionamento dei depuratori costieri.” E, per il comune col più bel lungomare del Bel Paese sottolinea: “La situazione nel comune di Reggio Calabria è piuttosto critica perché da diversi anni lunghi tratti di costa sono sottoposti a divieto di balneazione e non sono state attuate sufficienti misure di ripristino della balneabilità.”
Fenomeni di degrado e inquinamento che potevano e dovevano essere evitati rispettando, tra l’altro, le norme comunitarie su raccolta, trattamento e scarico delle acque reflue urbane fissate dalla direttiva 91/271. La mancata applicazione della stessa direttiva, ha comportato la recente condanna della Corte europea. E, com’è noto, tra i comuni del Bel Paese inadempienti quelli calabresi sono decine e tra i più popolati della regione.
Negli stessi comuni inadempienti per non essersi dotati di adeguati sistemi fognari in grado di garantire un’efficace sistema di depurazione anche durante le variazioni di carico legate ai flussi turistici nei mesi estivi, i cittadini oltre a subire i danni dell’inquinamento si vedranno costretti a pagare la multa della Corte europea.
Sottovalutazioni e inadempienze sempre meno tollerate e tollerabili dai cittadini calabresi che notano, tra l’altro, l’attenzione delle classi dirigenti di altre realtà territoriali come quelle dell’alto Adriatico dove, ad esempio, subito dopo l’insediamento del nuovo Governo per gli interventi di chiusura degli scarichi sulle spiagge di Rimini è stato coinvolto il nuovo Ministro dell’Ambiente che nei giorni scorsi ha annunciato di recarsi nella cittadina romagnola per incontrare le istituzioni locali, e dichiarato: “Non possono che essere accolti in modo positivo gli interventi che migliorano la ridistribuzione dei collettori fognari nei depuratori, il loro potenziamento, oltre agli interventi utili a prevenire e ridurre le cause di inquinamento del mare.”
Attenzione, da parte delle classi dirigenti, meritano anche le assolate spiagge ed mari trasparenti e balneabili della Calabria che rappresentano un quinto dell’intera disponibilità delle spiagge balneabili di tutta la Penisola italiana.
Attenzione richiesta soprattutto dalle specificità che caratterizzano il prezioso patrimonio costiero della Calabria; patrimonio unico in Europa per la geodiversità e particolarità degli gli assetti idrogeomorfologici favorevoli allo sviluppo della più grande varietà di habitat e forme di vita in ambiente acquatico e terrestre.
Specificità come i suggestivi e rari tratti di costa formati dagli ammassi di rocce granitiche del Golfo di Squillace e del Vibonese. Ammassi rocciosi generati dallo stesso magma che ha generato le più note coste granitiche della Sardegna e dai quali sono stati separati a seguito d’imponenti movimenti della crosta terrestre e dei processi di oceanizzazione del Tirreno iniziati milioni di anni fa e ancora in atto. E come la grande varietà di rocce di tutte le ere geologiche che circondano le coste della Regione e che contengono le ampie e più remote testimonianze della nascita ed evoluzione sia del paesaggio terrestre sia degli insediamenti umani dell’intero Belpaese; testimonianze di grandissimo interesse scientifico e sempre più oggetto di visite, ricerche e studi dei maggiori centri di ricerca e università del Pianeta.
La straordinaria biodiversità e le specificità degli ecosistemi presenti nelle acque del Tirreno e dello Jonio della regione sono testimoniate, tra l’altro, dall’elevato numero di specie marine rare sottoposte a protezione da Direttive europee e dalla Convenzione di Rio de Janero. Tra le specie marine protette:13 Mammiferi; 14 Molluschi; 7 Crostacei; 8 Squali; 5 Rettili marini; 4 Echinodermi; 5 Spugne; 6 Antozoi; 6 Pesci e oltre 45 Uccelli marini. La specificità e abbondanza del Corallo rosso e bianco del Tirreno reggino e dei Cavallucci marini dello Jonio catanzarese non esiste in nessun’altra regione d’Italia e del Mediterraneo.
Sui 715 km di costa della Regione, oltre ad una grande varietà di preziosi aspetti naturalistici ed ambientali, esiste uno dei più rilevanti patrimoni archeologici d’Europa. Sui litorali jonici e tirrenici che circondano la Calabria tra l’VIII ed il V secolo a.C. sorgevano i più numerosi e importanti centri abitati della Magna Grecia come: Rhegion, Locri Epizefiri, Kroton, Kaulon, Sybaris, Petelia, Krimisa, Hipponion, Metauros, Medma, Laos, Thurii, Temesa, Terina e Scolacium. Città-Stato con rilevanti opere portuali e attività economiche realizzate per secoli in equilibrio con gli assetti idrogeomorfologici del Territorio e che hanno permesso di raggiungere elevati livelli di civiltà e le massime espressioni dell’ingegno umano.
Le specificità sopra accennate e le altre che caratterizzano il prezioso patrimonio costiero della Calabria possono e devono essere tutelate e valorizzate attraverso concrete e coordinate azioni, ad ogni livello di responsabilità, finalizzate a migliorare la qualità della vita delle popolazioni e garantire un futuro alle prossime generazioni.
geologo Mario Pileggi membro del Consiglio nazionale di “Amici della Terra”
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DIVIETI TEMPORANEI E DIVIETI PERMANENTI
1) DIVIETI TEMPORANEI PER INQUINAMENTO NELLE AREE ADIBITE ALLA BALNEAZIONE E SOTTOPOSTE AD ANALISI E MONITORAGGIO (D.D.G. 7225/2013)
Sui 651 tratti adibiti alla balneazione e sottoposti a monitoraggio dall’ARPACAL le risultanze delle analisi hanno rilevato valori elevati dei parametri microbiologici in 25 campioni. I comuni e tratti interessati sono di seguito riportati
– Provincia di Cosenza:
Belvedere Marittimo: 250 MT DX FIUME SOLEO.
Cassano all’Ionio: 400 MT SX FIUME CRATI.
Paola: 300 MT SX C.DA PETRARO.
Paola: 200 MT S. CANALE PROSP. DEPURATORE.
Paola: T. SAN DOMENICO
Praia a Mare: SBOCCO C.LE SOTTOMARLANE.
San Lucido: STAZ. FF.SS. SAN LUCIDO.
– Provincia di Catanzaro
Lamezia Terme: 200 MT A SUD F. AMATO.
– Provincia di Vibo Valentia
Nicotera: 200 MT A DX F. MESIMA.
Vibo Valentia: 300 MT NORD TORRENTE S.ANNA.
– Provincia di Reggio Calabria
Brancaleone: I.D. BRANCALEONE.
Gioia Tauro: 200 M.PETRACE.
Reggio di Calabria: CATONA – BAR REITANO.
Reggio di Calabria: GALLICO – LIMONETO.
Reggio di Calabria: GALLICO – LIDO MIMMO.
Reggio di Calabria: PENTIMELE.
Reggio di Calabria: CIRCOLO NAUTICO.
Reggio di Calabria: LIDO COMUNALE PONTILE N.
Reggio di Calabria: LIDO COMUNALE PONTILE S.
Reggio di Calabria: LIDO COMUNALE VILLA ZERBI.
Reggio di Calabria: PELLARO – LUME.
Reggio di Calabria: 500 M N TOTT. ANNUNZIATA.
Reggio di Calabria: CIRCOLO VELICO.
San Ferdinando: DELTA MESIMA.
Villa San Giovanni: 300 M PUNTO.
– Altri 4 tratti con DIVIETO DI BALNEZIONE AREE NON CLASSIFICATE sono:
Reggio Calabria: 200 M S TORR. PRAIA LONGA
Reggio Calabria: GALLICO – FATA MORGANA
Crotone: CAPO COLONNA
Crotone: 2 KM NORD TORR. PASSOVECCHIO
2) DIVIETI permanenti DELLE aree non adibite alla balneazione (Delibera G.R. n177/2010)
Provincia di Catanzaro 13 tratti:
– 12 tratti e 10 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTI PER INQUINAMENTO
– 1 altro DIVIETO PERMANENTE PER MOTIVI DIVERSI DELL’INQUINAMENTO nel comune di Catanzaro in corrispondenza dell’area del Porto di Catanzaro.
Provincia di Cosenza 54 tratti:
– 47 tratti 28 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTI PER INQUINAMENTO
– 5 tratti e 5 comuni interessati dal DIVIETO PERMANENTE PER MOTIVI DIVERSI DELL’INQUINAMENTO nei Porti di Diamante, Cetraro, San Lucido, Cariati, e Porto di Schiavonea del comune di Corigliano.
– 2 tratti di DIVIETO PERMANENTE PER LA PRESENZA ZONA INDUSTRIALE: “I Casoni” nel comune di Cassano allo Ionio e “Centrale Termoelettrica” nel comune di Rossano.
Provincia di Crotone 7 tratti:
– 3 tratti e 5 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTI PER INQUINAMENTO
– 3 tratti e 3 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTE PER MOTIVI DIVERSI DELL’INQUINAMENTO nei Porti di Cirò Marina, Crotone e Isola Capo Rizzuto.
– 1 tratto DIVIETO PERMANENTE PER LA PRESENZA ZONA INDUSTRIALE di Crotone.
Provincia di Reggio Calabria 15 tratti
– 4 tratti e 3 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTI PER INQUINAMENTO
– 5 tratti e 5 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTE PER MOTIVI DIVERSI DELL’INQUINAMENTO nei Porti di Gioia Tauro, Villa San Giovanni, Reggio Calabria, Montebello Ionico e Roccella Ionica.
– 6 tratti e 5 comuni interessati DIVIETO PERMANENTE PER LA PRESENZA DI SCOGLIERE INACCESIBILI nei Comuni di Palmi (2), Seminara, Bagnara Calabra, Scilla e Bova marina.
Provincia di Vibo Valentia 7 tratti
– 6 tratti e 5 comuni interessati da DIVIETO PERMANENTE PER INQUINAMENTO
– 1 tratto interessato da DIVIETO PERMANENTE PER MOTIVI DIVERSI DELL’INQUINAMENTO nel Porto di Vibo Valentia.
A differenza di molte altre realtà irrimediabilmente compromesse del Mediterraneo, le acque che bagnano le suggestive e assolate coste della Calabria possono e devono essere in breve tempo rese tutte balenabili in quanto i divieti sono localizzati in gran parte in prossimità della foce dei corsi d’acqua caratterizzati da piccoli bacini idrografici. E tra le specificità ambientali della regione c’è da considerare anche quella dei mille corsi d’acqua che attraversano il suo territorio, compresi quelli alla cui foce è stato posto il divieto di balneazione; corsi d’acqua che nascono, si sviluppano e terminano in gran parte nell’ambito dei confini territoriali di uno stesso Comune o Provincia. Una specificità che, rispetto ad altre realtà geografiche dove le competenze sulle acque di uno stesso fiume appartengono a differenti Enti regionali, rende più semplice programmare e attuare misure di risanamento e salvaguardia.
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