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840.000 (Ottocentoquarantamila!) cittadini, la maggioranza assoluta degli elettori calabresi, ben più dei 650.000 che hanno eletto l’attuale presidente regionale, proprio un anno fa hanno votato per la ripubblicizzazione dei servizi idrici. L’assemblea di Cosenza sul futuro della gestione dell’acqua nella città ed in provincia, svolta qualche settimana fa, aveva dato un’indicazione ben precisa da seguire: fornire strumenti tecnici e politici agli enti comunali per dare concreto seguito al risultato referendario.
Il Coordinamento calabrese acqua pubblica “ B. Arcuri”, per questo motivo, sta svolgendo una serie di incontri con i sindaci ed i cittadini per informarli e sensibilizzarli rispetto all’obiettivo di realizzare in Calabria una gestione pubblica e partecipata dell’acqua. Già subito dopo il referendum, era stata predisposta un’apposita mozione, sostenuta e presentata in Consiglio regionale da 9 consiglieri, che la maggioranza regionale non ha ritenuto di prendere in considerazione. Inoltre, poiché la Veolia ha manifestato la volontà di lasciare la Sorical, la Giunta regionale, per trovare un nuovo socio, è intenzionata ad aumentare la quota posseduta della parte privata e, sfidando l’esito referendario, vorrebbe di fatto cedere la maggioranza del capitale della società.
In altre regioni, in Campania nelle provincia di Caserta e di Napoli, in Sicilia a Palermo ma anche nelle Marche, si sta cercando di praticare un coinvolgimento di piccoli e medi comuni per la costituzione di una rete dei sindaci che si pongano l’obiettivo della gestione pubblica e partecipate dell’acqua. In Calabria stiamo compiendo i primi passi e i risultati appaiono già soddisfacenti.
Già cinque sindaci di comuni presilani ( Pedace, Pietrafitta, Spezzano Piccolo, Serrapedace e Trenta)
sono orientati ad intraprendere questa strada; non solo, avevano già dato la loro disponibilità
a far parte della rete dei sindaci, a livello cosentino, anche le amministrazioni di Saracena, Verbicaro ed Acquaformosa. A San Lucido, in un assemblea pubblica, il sindaco si è dimostrato interessato alla proposta del coordinamento e disponibile per favorire un coinvolgimento di altri comuni del Tirreno cosentino.
La gestione della Sorical sta dimostrando, specie in quest’ultimo periodo, i danni procurati sia in termini economici che per la salute dei cittadini. Ne è prova quanto successo con la diga dell’Alaco, sequestrata per avvelenamento delle acque che servivano un’utenza di 400 mila persone, per cui sono indagati i massimi dirigenti della Sorical. Così come ne è prova la recente relazione della sezione regionale della Corte dei conti, sulla base della quale abbiamo presentato una diffida alla Sorical, alla Regione ed agli organi competenti per una serie di inadempienze ed illegittimità. Il
Coordinamento, nella diffida, mette in risalto, fra l’altro, “L’inerzia e la confusione politico-amministrativa in materia, l’illegittimità costituzionale del “ Piano operativo” mirante a far fronte all’indebitamento dei comuni, le manifeste illiceità in tema di tariffe, le omissioni di verifica circa il completamento di verifica progettate da parte della Sorical”. Il Coordinamento “B.Arcuri” farà la
sua parte fino in fondo, forte del favore della maggioranza dei calabresi che sono andati a votare per una gestione pubblica e partecipata dell’acqua. In quest’ottica, la rete dei sindaci ed il coinvolgimento dei cittadini saranno utili per evidenziare i danni procurati dalla gestione Sorical e per rimarcare l’urgenza di cambiare gestione. Non solo occorre ritornare al pubblico, ma fare in modo che i
cittadini, i lavoratori e le associazioni possano essere protagonisti e partecipare nella gestione delle aziende pubbliche speciali o consortili che si andranno a creare.
Perché si scrive acqua ma si legge democrazia.
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