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Il Convegno su “Ponte mediterraneo… e non solo” tenutosi a Reggio Calabria il 19 ottobre, con la partecipazione di Enti locali, Associazioni pro-ponte, accademici e tecnici di molte Università italiane, ha segnato una tappa importante nella presa di coscienza dell’opinione pubblica dell’area che dovrà ‘ospitare’ l’attraversamento stabile dello Stretto sulla necessità della mobilitazione al fine di evitare che continui il balletto del cambio di marcia ogni volta che cambia il governo, e stavolta purtroppo è avvenuto ad appalto assegnato.
Forse tutto nasce nel non aver contrastato adeguatamente l’idea del Ponte come infrastruttura locale senza ricadute sul resto del Mezzogiorno e sull’intero Paese. Il Convegno ha deciso di far superare, anche formalmente, tale errore forviante, chiamando il manufatto Ponte Mediterraneo. Esso infatti va visto nel contesto complessivo dell’area, come tassello essenziale per il rilancio del ruolo europeo verso la costa sud del Mare Nostrum. La piattaforma logistica che ne può derivare sposterebbe a livello del meridione, quasi a ridosso di Suez, il corridoio nord che vede oggi in Rotterdam il punto di riferimento tra Spagna e Russia.
La possibilità di ridisegnare l’area vasta, quanto meno tra Gioia Tauro e Trapani, è condizionata dalla realizzazione di un insieme di opere (di cui, va ricordato, il Ponte vero e proprio rappresenta meno del 50% dell’intero investimento oggi previsto…). Ciò è ulteriormente rafforzato dall’esito positivo della recente conferenza dei servizi (27 settembre u.s. ), che ha approvato il progetto definitivo, e dalla pressante richiesta, di numerosi Comuni dell’area dello Stretto, tesa a far realizzare il Ponte al più presto.
Si tratta infatti di un progetto cantierabile da subito, anche graduando la realizzazione delle numerose opere complementari, a servizio sia della “Metropoli dello Stretto” sia del relativo hinterland, nonché strategica per l’intero sud. Un’opera quindi, capace di trascinare lo sviluppo del Paese in ambito mediterraneo. Contatti anche recenti, con finanziatori stranieri, e in particolare cinesi, consentono di affermare che in grandissima parte, l’opera si può anche autofinanziare in un’ottica di sistema. Ciò naturalmente passa attraverso una valutazione strategica che vada ben al di là di Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria.
Su questo aspetto si sono già soffermati alcuni editoriali della rivista di settore “Le Strade”, e lo stesso farà a breve, a quanto si sa, la rivista “Galileo”, quanto prima on line, con un numero speciale dedicato al “Ponte”. Non va per altro ignorata l’attesa che la presentazione dell’opera fatta a livello mondiale, anche di recente, a Miami e in Ecuador, dal prof. Enzo Siviero, ha determinato, stante il grande successo di pubblico registrato. Se si aggiunge l’ipotesi, assai suggestiva, di trasformare i piloni in torri abitate, su cui esistono diversi studi, si comprende perfettamente quanto l’opera sia attesa anche localmente.
Si ravvisa altresì la necessità, anche per ridurre i tempi di rimborso dell’impegno finanziario internazionale, di redigere un Master Plan complessivo, da definire nella fase di passaggio dal progetto definitivo a quello esecutivo, partendo dalla semplice messa in opera di idonee predisposizioni atte a consentire la piena fruizione delle straordinarie potenzialità intrinseche ed estrinseche del Ponte, riferibili a insediamenti di carattere economico-culturale, scientifico-energetico e turistico-commerciale, che lo stesso Ponte, in particolare, e le aree ad esso circostanti in generale sono destinati ad ospitare. (vedesi: www.nonsoloponte.it)
E’ necessario, però, cambiare da subito la prospettiva di lettura del Ponte spostandone l’ottica, da opera territoriale di tipo metropolitano, ad intervento su scala mediterranea, per uno sviluppo che guardi alla sponda sud del Mare di Ulisse e di Enea. L’ipotesi della sua cancellazione, di cui la stampa ha dato particolare risalto in questi giorni, oltre alle penali risarcitorie da corrispondere al contraente principale Eurolink (con relativi risvolti patrimoniali a carico dei soggetti che se ne dovessero assumere la responsabilità, per l’inevitabile azione della Corte dei Conti visto il rilevantissimo danno erariale che ne deriverebbe) produrrebbe anche un contraccolpo immediato a livello locale anche sotto il profilo occupazionale, per non parlare degli espropri in atto.
Ma, vi è di più. Con l’eventuale stop al progetto si aprirebbe l’ennesimo vulnus per la caduta di immagine e la perdita di credibilità del nostro Paese. In questo contesto, e nelle more del passaggio dal progetto definitivo all’esecutivo, vanno anche ricercate e valorizzate le opportunità (anche e soprattutto con un piano di comunicazione adeguato alla eccezionalità dell’opera) che derivano dalla realizzazione di questo insieme di opere. A tal proposito l’orizzonte temporale 2030 sembrerebbe realistico (MED 2030).
A tal fine, il Convegno pensa debba essere esplorata la possibilità di istituire, a brevissimo, una società di corridoio (quello che, in modo assai suggestivo è già stato denominato Corridoio Ulisse…), allo scopo di coordinare sotto un’unica regia tutte le iniziative necessarie anche di tipo lobbistico, per far decollare in pochi anni l’intero meridione, avviare la trasformazione del trasporto merci da gommato a ferroviario e liberare le nostre autostrade dalla tirannia del Tir sul piano degli incidenti e dello stesso inquinamento. Detta Società deve essere un soggetto pubblico transnazionale (GECT) comprendente almeno le parti interessate quali siciliani, calabresi e maltesi, da accreditare presso Unione Europea, come titolare e capofila (per delega UE), da impegnare a realizzare la parte terminale del Corridoio 1 e senza escludere una sua diretta partecipazione attuativa nei programmi della possibile Macroregione meridionale.
Anche la “marcia dei sindaci”, calabresi e siciliani, verso Roma, ora in fase di preparazione, potrà dare un ulteriore impulso al proseguimento di quest’opera, dimostrando che Calabresi e Siciliani, in larghissima maggioranza, il Ponte lo vogliono anche per superare l’isolamento che patiscono rispetto al Paese e rispetto all’Europa. Va, però, rimosso quel comune sentire di una rassegnazione diffusa tra i cittadini… quando tutto viene percepito come chiacchiere, solo chiacchiere! Da decenni i meridionali vengono sistematicamente presi in giro! E’ il momento di dire basta anche se il Ponte mediterraneo è una priorità per l’intera Italia e la sua mancata realizzazione porterà inesorabilmente al declino il nostro Paese lasciando campo libero al nord Europa che con uno spiegamento di forze incredibile ha già varato il progetto FerrMed. Mentre noi stiamo a guardare…
Il Convegno decide, infine – di mantenere unito e coeso il gruppo che ha dato vita all’incontro del 19 ottobre; – di avviare, con la partecipazione attiva degli eccellenti tecnici, incontri con gli studenti maturandi delle città dell’Area dello Stretto; – di prevedere altro Convegno al fine di approfondire e rendere fruibile il sapere attorno all’utilità nazionale del Ponte; – di chiedere un incontro con i Ministri competenti per esporre le proprie tesi; – di richiedere altro incontro ai gruppi parlamentari; – e di costituire un pool di avvocati per difendere, ove fosse necessario, lo status dei cittadini meridionali uguale a quello dei cittadini del Nord del nostro Paese.
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