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Saranno presentati a giorni, in un’apposita riunione che si terrà presso il Palazzo del Senato della Repubblica, i principali punti posti alla discussione di deputati e senatori dell’UDC su come innovare e modernizzare il sistema sanitario italiano.
All’incontro, promosso dal sen. Claudio Gustavino e dal dott. Elio D’Alessandro, parteciperanno molti luminari e studiosi del mondo universitario e del settore imprenditoriale e scientifico gravitante intorno al mondo della Sanità italiana. A promuovere agli organi di stampa alcuni punti dell’agenda che verrà discussa in questi giorni è stato il Responsabile Nazionale UDC per l’Innovazione e l’Informatizzazione nel Servizio Sanitario Nazionale, Elio D’Alessandro.
“Visti i conti pubblici e i costi del sistema sui bilanci regionali e nazionali, si rende necessario riportare subito la gestione del SSN allo Stato centrale, in quanto esistono 21 sistemi autonomi, tutti con proprie regole, che sanciscono modalità differenti di scelta in tutto e per tutto. Dagli acquisti e dall’organizzazione e reclutamento del personale sino ai protocolli diagnostici-terapeutici.
Più che di un sistema federalista, siamo alla presenza di una deriva regionalistica, con l’istituzione di vere e proprie frontiere della salute, che comportano un costo mal sopportabile. Per quanto riguarda la tassa sulla salute, invece del solito ticket, è allo studio un tributo di tipo progressivo da determinare in base al reddito che si rapporterà indipendentemente dal bisogno del paziente”. A tal proposito, l’Ufficio Sanità dell’UDC immagina anche un beneficio fiscale, in forma di parziale restituzione, per l’uso appropriato del servizio in ambito preventivo. Un vero Patto per la Salute tra Stato e cittadini, in quanto si è convinti che il più grande Piano di Rientro rimane sempre la prevenzione.
“Mai come in questo momento, inoltre, si potrebbe liberalizzare la Sanità – prosegue D’Alessandro – abolendo il sistema delle convenzioni e liberalizzando gli accreditamenti per tutte quelle strutture che vogliono erogare prestazioni sanitarie d’eccellenza. Bisogna dire basta al teorema per cui l’ammalato viene visto solo come mezzo per l’arricchimento di pochi a discapito di tanti validi operatori che possono essere in grado di fornire servizi altamente professionali.
La liberalizzazione metterebbe in moto la concorrenza a vantaggio esclusivo del malato. Alla migliore offerta seguirà così la migliore risposta e, di conseguenza, il miglior risultato. La liberalizzazione farebbe piazza pulita dei servizi fantasma e farebbe diminuire in modo consistente la corruzione e la lottizzazione politica. Ovviamente, servirà un sistema di certificazione di qualità delle strutture eroganti prestazioni sanitarie, pubbliche e private, ed un controllo per un’asimmetria informativa in capo al Ministero della Salute o all’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali che attesti il merito e non solo le procedure. Infine, l’accreditamento per qualità tecnologiche e strutturali, accompagnata dai dati dei volumi degli interventi d’eccellenza e dei loro esiti, rappresenterebbe un’ulteriore garanzia per i cittadini, che avrebbero così la certezza di trovare sempre la necessaria esperienza, oltre che essere un’opportunità di crescita per gli operatori del settore.
Questi, infatti, lavorerebbero in un contesto virtuoso e formativo, una sicurezza per i decisori che potrebbero poi scegliere secondo evidenza”. Dopo la prima riunione, saranno messi in evidenza anche gli altri tre punti che rappresentano il ventaglio di proposte che l’UDC vuole presentare al Premier Monti per modernizzare il Sistema Sanitario Nazionale.
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