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Un giorno sono certo riuscirò a scrivere “Benvenuti in Calabria, terra dei due mari, delle splendide rovine della Magna Grecia intrecciate a foglie di ulivo e clementine”. Per ora, ahime, il motto è diverso.
Benvenuti in Calabria, terra dell’assessore regionale all’ambiente che, rinviato a giudizio per disastro ambientale, parte di una giunta regionale illegittima il cui presidente è decaduto per essere stato condannato a 6 anni di reclusione per abuso d’ufficio, alle porte dell’ennesima estate emergenziale moralizza cittadini e sindaci cercando di imporre le proprie, ormai rinomatamente fallimentari, soluzioni drastiche.
Lo ammetto: io Pugliano lo capisco.
Dopo aver fatto per qualche anno il sub-commissario all’emergenza concludendo dignitosamente i 15 anni di porcherie dell’ufficio del commissariamento, cioè del sistema di potere politico malavitoso che governa il ciclo dei rifiuti in Calabria, negli ultimi tempi ha tentato ripetutamente (talvolta riuscendoci) di propinare alla Calabria leggi vergogna e provvedimenti di urgenza con cui poter aprire discariche private, usare impianti privati, far trasferire rifiuti all’estero ai privati, affidare impianti pubblici ai privati eccetera eccetera.
Franco Pugliano sarà ricordato per sempre nella storia della Calabria per essere stato l’Assessore all’Ambiente che, in tempi in cui la legge imponeva la raccolta differenziata al 65%, è stato in grado di farla scendere dal 13% all’11%. Un eroe moderno dell’incapacità.
Ora che è ormai al capolinea e che dovrà lavorare duro per diventare nuovamente consigliere comunale di Rocca di Neto, non augurandolo alla splendida cittadina del crotonese, non può far altro che tentare l’ultimo colpo di coda prima del dolce momento del suo congedo politico, cercando di concretizzare in pochi mesi la legge di riordino con cui si divide la Calabria per aziende, il commissariamento dei comuni che non pagano per il servizio che la regione non eroga, l’aumento delle tariffe, il regalo di 200 milioni a 3 aziende per caricare rifiuti in una nave ed inondare la sibaritide di monnezza, magari aprire qualche discarica e chi lo sa cos’altro.
Premetto che non sono giustizialista, sono fortemente garantista e contrario all’utilizzo spasmodico delle misure cautelari. Eppure sono mesi che mi rimpalla nella testa una domanda.
Ma possibile che emettiamo arresti domiciliari come fossero bruschette e riempiamo le carceri con poveracci non ancora condannati, magari accusati di furto di pollame, solo per paura che reitirino il reato o inquinino le prove e non esiste nessuna misura per un assessore all’ambiente, cioè il massimo responsabile istituzionale del settore rifiuti, rinviato a giudizio per disastro ambientale presso una delle più importanti discariche regionali? Io di leggi non ci capisco nulla, ma devo dire che, da ignorante, mi sembra un’interpretazione bizzarra.
La Calabria del resto è la terra del “hai visto che hanno beccato quello che ha interrato rifiuti dieci anni fa?”. Mai che sentissi dire “hai visto che lo hanno beccato quello che interrava rifiuti la settimana scorsa?”.
Tornando al merito politico della questione, l’assessore Pugliano non ha alcuna legittimità nel proporre soluzioni di alcun tipo nel campo dei rifiuti, né ha l’autorevolezza di redarguire gli amministratori locali che, da una parte sono rei di essere incapaci di fare la differenziata, ma dall’altra non pagano per un servizio che effettivamente non ricevono. Il paradosso è che quei pochi comuni che fanno la differenziata in Calabria hanno spesso più difficoltà di chi scarica buste di tal quale dal momento che la filiera dei materiali non esiste ed il sistema impiantistico è disastrato e pensato appositamente per arricchire i possessori di discarica. Per quale ragione i contribuenti, noi cittadini prima dei comuni, dovrebbero versare soldi nelle casse regionali? Per permettere a Pugliano di regalare 180 milioni di euro in due anni per esportare monnezza? O forse per rinnovare il sistema impiantistico tarato al 35% di differenziata e che non sarà mai in grado di recuperare materiale e compost?
Lo scrittore Erri De Luca è stato recentemente rinviato a giudizio per istigazione al sabotaggio contro la TAV. Ovviamente non ho né la statura né l’autorevolezza di De Luca, ma se onorare contratti e pagare i contributi è un dovere, lo dovrebbe essere per entrambe le parti e la Regione Calabria sta decisamente mancando i propri impegni, per altro andando nella direzione esattamente opposta all’organizzazione di un ciclo dei rifiuti accettabile prima che virtuoso. Finché ad occupare posti politici e dirigenziali sarà questo apparato io, francamente, non gli darei neanche dieci centesimi. Che i tribunali, visto il tanto tempo libero, mi indaghino per istigazione all’evasione ma, mi raccomando, come misura cautelare mi sequestrino il notebook, io reitererò di certo il reato.
Flavio Stasi
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