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di Walter Scerbo
Il caso Cancellieri non potrà non essere un precedente che fa giurisprudenza. Non potrà non rivoluzionare il sistema di prevenzione delle forze dell’ordine.
Per Anna Maria Cancellieri telefonare, frequentare, avere a cuore le sorti di un’intera famiglia, fatta di pregiudicati, di carcerati e di latitanti, i Ligresti, non comporta nessuna responsabilità giudiziaria, morale o politica, ma nemmeno semplicemente imbarazzo, tanto da continuare a mantenere salda la poltrona di ministro della Giustizia.
Se la legge è uguale per tutti e la sua applicazione non è ad personam, il caso Cancellieri dovrà significare, per chi vive nei piccoli paesi della Calabria, non doversi giustificare con le Forze dell’Ordine, o peggio ancora non dovere subire provvedimenti restrittivi della libertà personale, solo perché visto salutare un vecchio compagno di scuola, che potrebbe essere un pregiudicato.
Nessuna segnalazione delle forze dell’ordine potrà essere fatta, che avrebbe comportato, magari, il diniego del rilascio di porto d’armi o un richiamo orale per aver bevuto un caffè al bar con qualcuno che abbia avuto precedenti penali.
Anche se l’amico salutato non si chiama Salvatore, Giulia o Jonella. Se poi ci sarà un Paolo latitante, più che un nome proprio, potrà diventare un luogo comune. E’ una questione di Giustizia. D’ora in poi siamo tutti Cancellieri. O Ligresti.
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