Reggio, Giordano: “La Giunta risolva il processo di accorpamento ASI e CORAP”

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Nelle scorse settimane, si è aperta una vivace discussione sul mancato accorpamento dei Consorzi ASI calabresi. Tutto normale, almeno alle nostre latitudini – afferma Giuseppe Giordano il confronto politico molto “passionale”, se non fosse che questo scambio continuo di “cortesie” rischia di oscurare i reali problemi che gravitano intorno ai tanto vituperati Consorzi ASI.

Il primo in assoluto è quello occupazionale. I dipendenti dei Consorzi non navigano affatto in buone acque, in particolare i dipendenti del Consorzio ASI della Provincia di Reggio Calabria, che non ricevono ormai da cinque mesi le retribuzioni, per la crisi di liquidità dell’Ente, il cui commissariamento, arrivato al secondo anno, in attesa di un accorpamento mai avvenuto, ne ha paralizzato attività e programmazione.

Il secondo problema è legato alla legge di riordino di questi consorzi , la Legge Regionale n. 24 del 16 maggio 2013, che prevede l’istituzione di un nuovo Ente pubblico economico, il CORAP, che nasce dall’accorpamento senza procedura di liquidazione dei cinque Consorzi esistenti, con le medesime funzioni, le risorse umane, finanziarie, strumentali, patrimoniali, e con gli stessi rapporti giuridici attivi e passivi degli enti accorpati. Ciò che manca nella legge, però è l’indicazione delle risorse economiche-finanziarie che saranno necessarie per avviare e sostenere questo ente, la reale conoscenza dei flussi di cassa di questo nuovo soggetto al fine di valutarne la sostenibilità ed il fabbisogno finanziario, la definizione di un piano industriale capace di definire la mission e gli obiettivi del CORAP, nonché l’indicazione del ruolo che il CORAP avrà nella destinazione delle risorse comunitarie.

Inoltre la stessa legge porta, da un modello più privatistico, rappresentato dai Consorzi ASI calabresi, stabilito con la legge n. 38/2001 tutt’ora in vigore, ad un modello totalmente pubblico, rappresentato per l’appunto dal CORAP, partecipato dalla sola Regione Calabria. Un modello di questo tipo ha bisogno necessariamente del sostegno e delle risorse della Regione, che infatti le ha previste, come contributi ordinari, nella stessa legge 24/2013 (lettera a, art. 17 – Finanziamenti delle attività).

Il problema – continua Giordano – è che la Regione per adesso sembra non aver previsto alcuna risorsa economica e finanziaria al riguardo nel proprio bilancio, e a ciò la Giunta deve porre rimedio.
Tale valutazione non può prescindere dal ruolo che i consorzi ASI hanno avuto negli anni nello sviluppo delle aree industriali e infrastrutturali della regione, al di là di alcuni limiti legati molto spesso ad una visione miope della politica che ha fatto considerare  i suddetti Consorzi  dei “carrozzoni” buoni soltanto a succhiare risorse pubbliche e utili solo ad “ospitare” trombati della politica.

Si prenda come esempio il Consorzio ASI della Provincia di Reggio Calabria. Se il Porto di Gioia Tauro, che nonostante il calo di movimentazione degli ultimi mesi, resta uno dei maggiori terminali di transhipment del Mediterraneo, con tutto il suo livello occupazionale, lo si deve proprio al modello di intervento dell’impresa pubblica prima descritto e, nello specifico, anche  all’opera tecnica del Consorzio reggino. Il grande depuratore di Gioia Tauro, di proprietà del Consorzio ASI che lo ha costruito, nato per soddisfare le esigenze dell’area portuale e di quella industriale retro portuale, è stato ampliato e potenziato dal Consorzio per venire incontro alle esigenze dell’utenza civile di tutto il comprensorio dei comuni della piana di Gioia Tauro.

Il Consorzio ASI di Reggio Calabria, con tutto il know-how tecnico di cui dispone, ha realizzato infrastrutture stradali, fognarie, telematiche, intere aree produttive attrezzate che già oggi possono tornare a vantaggio di un rinnovato processo produttivo delle aree retroportuali da cui non si può prescindere.
Da qui discende, se vogliamo mantenere l’analisi su dati oggettivi,  che a fallire sono state le politiche di finanziamenti a pioggia per un’imprenditoria predatoria e parassitaria che trovano conferma nelle conclusioni del Rapporto SVIMEZ che  disegnano inequivocabilmente la progressiva “desertificazione industriale” del Sud.

La stessa SVIMEZ suggerisce delle linee per poter invertire questa nefasta tendenza. La crescita dell’apparato produttivo andrebbe perseguita essenzialmente con efficaci politiche di attrazione di investimenti esterni all’area, nazionali ed esteri attraverso  meccanismi “compensativi” della fiscalità da attuare in attesa di un’armonizzazione delle politiche fiscali. Proprio la Svimez, elenca tra le aree del mezzogiorno in cui esistono le condizioni per poter istituire una ZES, proprio quella del porto di Gioia Tauro, ed invita ad istituirla rapidamente.

L’impegno del Presidente Oliverio – conclude Giordano – è soprattutto il lavoro che sta portando avanti il prof. Francesco Russo, Assessore con delega specifica Gioia Tauro, possono essere il viatico per fare ripartire autentici processi di rilancio per Gioia Tauro come vero sistema produttivo. In questo contesto non può non considerarsi e rafforzare la Mission del CORAP e soprattutto per non disperdere lo straordinario patrimonio di competenze tecniche costruito in questi anni”.

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