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La brillante operazione della DDA reggina, guidata dal Procuratore Pignatone, denominata “Archi” ha messo tragicamente in evidenza il totale dominio della ‘ndrangheta sul territorio reggino e l’inequivocabile ed assoluto livello di penetrazione della mafia nelle Istituzioni, a partire dal Comune di Reggio Calabria.
L’inchiesta della Magistratura conferma quanto già in città da tempo era diventata convinzione generale e cioè che il Comune di Reggio Calabria, la massima Istituzione cittadina, è, praticamente, socio in affari con la pericolosissima cosca Tegano nella gestione della società mista “Multiservizi”, azienda a capitale pubblico(51%)-privato(49%) che, guarda caso, ha sede proprio nel cuore del quartiere Archi.
Una verità sconvolgente che rende chiara la vicinanza e la contiguità affaristico-finanziaria delle Istituzioni con la ‘ndrangheta.
I silenzi, le complicità, le connivenze e il cono d’ombra informativo, concetto caro al Procuratore Pignatone, hanno prodotto nel nostro territorio una situazione che, purtroppo e senza alcuna enfasi, non ha eguali in nessuna parte del pianeta: forse, ma non ne siamo certi, soltanto la Colombia degli anni ‘80-‘90 può essere paragonata alla nostra realtà odierna.
La ‘ndrangheta è, senza se e senza ma, presente pesantemente dentro i Palazzi del potere e condiziona o, per meglio dire, decide le sorti politiche ed economiche della città.
In tal senso, non convince affatto il tentativo del Direttore generale della Multiservizi teso a minimizzare la vicenda, derubricando il ruolo, universalmente noto e tutt’altro che secondario, del Direttore Operativo e socio, anzi “socio occulto”, della stessa società, Giuseppe Rechichi, arrestato nell’operazione “Archi” con pesantissime e gravissime accuse a suo carico.
Questo modo di fare non aiuta certo il lavoro della Magistratura, poiché equivale ad un velato tentativo giustificazionista sul quale riteniamo di dover prendere apertamente le distanze. Al contrario, crediamo sia venuto il momento di fare, fino in fondo, chiarezza per comprendere le responsabilità e le collusioni che, dal momento della loro nascita, hanno aleggiato intorno alle società miste del Comune di Reggio, in primis Multiservizi e Leonia.
E’ inaccettabile che la Giunta comunale del Pdl, in carica ininterrottamente dal 2002, possa permettersi, in sfregio ad un minimo senso del pudore, un atteggiamento sorpreso e scandalizzato. Pensiamo, al contrario, che il livello di commistione e di co-gestione delle Istituzioni con la ‘ndrangheta abbia raggiunto un livello intollerabile. Un punto di non ritorno.
E’, a questo punto, necessario chiudere definitivamente la stagione delle società miste che si sono rivelati rubinetti dai quali scorrevano e scorrono fiumi di denaro pubblico che hanno, praticamente, arricchito le organizzazioni mafiose reggine. Le società miste, praticamente, sono stati formidabili strumenti di potere politico e clientelare che hanno garantito la fortuna di tanti personaggi tutt’ora presenti nella politica reggina.
Pertanto, pur nella consapevolezza che bisogna salvaguardare con tutti i mezzi i tanti posti di lavoro delle società miste è necessario decidere finalmente il superamento di una stagione che non ha prodotto i risultati sperati.
Il Comune di Reggio Calabria prenda la decisione di uscire da queste società che, visti gli atti giudiziari e considerati i soci più o meno occulti, sono un coacervo di interessi caratterizzati da una presenza asfissiante della ’ndrangheta e delle cosche mafiose.
A nome della stragrande maggioranza dei reggini onesti ed esausti di subire l’opprimente cappa della ‘ndrangheta, esprimiamo semplicemente un enorme grazie al Procuratore Giuseppe Pignatone, ai Magistrati della DDA e alle Forze dell’Ordine per il formidabile lavoro che, tra mille difficoltà, stanno conducendo affinchè a Reggio non muoia la speranza per un indispensabile cambiamento e un necessario mutamento etico e morale della società.
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