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Il prestigioso settimanale finanziario inglese “The Economist” dedica ancora una volta una copertina al nostro presidente del consiglio titolando: “Berlusconi, l’uomo che ha f…regato l’Italia”. E più avanti spiega che il nostro paese è economicamente in ginocchio, ricordando le vicende che hanno portato il premier in Tribunale per rispondere di frode, truffa contabile e corruzione.
«In molti casi -sostiene l’Economist- si è arrivati a delle condanne ma queste sono state spazzate via» o per via della decorrenza dei termini o «in almeno due casi perché Berlusconi stesso ha cambiato la legge a suo favore».
È del tutto evidente perché domenica e lunedì è necessario andare a votare “sì” anche nel referendum sulla vergognosa legge sul legittimo impedimento, che consente a chi riveste una carica dello Stato, se è molto alta, di non essere processato se è impegnato in incombenze definite più importanti. E nel caso di Berlusconi noi tutti sappiamo quali sono e quante. Questa legge è una palese violazione dell’art.3 della Costituzione, che stabilisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge.
Va sgomberato il pesante equivoco della presunta “persecuzione” giudiziaria nei suoi confronti: nell’arco di 18 anni il premier è costato ai cittadini svariati miliardi di lire per migliaia di udienze, (tenute da centinaia di magistrati) semplicemente perché in Italia chi è molto ricco, grazie a volenterosi avvocati coperti dall’immunità parlamentare, può far rinviare all’infinito i suoi processi fino a che non vengono prescritti per decorrenza dei termini.
Con un vantaggio su “sfortunati” delinquenti comuni di alto rango e mafiosi che vanno di continuo all’attacco del 41bis: l’avere a disposizione un parlamento di nominati pronto in ogni momento a fare una leggina apposta per scamparla. Si può dire che in questo c’è una violazione, alla rovescia, dell’art.3: l’impunità non è uguale per tutti.
Energia nucleare. Sì all’abolizione della possibilità che vengano costruite nuove centrali. Su questo tema devo rimarcare con grande indignazione che la legge che consente di votare agli italiani all’estero, voluta dal nostro parlamentare di FLI, Mirko Tremaglia, viene totalmente elusa da questo governo.
Sotto la pressione delle potenti consorterie vicine ad un affare da 30 miliardi di euro, il governo ha prima tentato di evitare che si votasse questo referendum con una ennesima leggina. Quando la Corte di Cassazione ha confermato che sul nucleare si va a votare, e ha riformulato il quesito da inserire sulla scheda per gli elettori, il governo è addirittura ricorso alla Corte Costituzionale: anch’essa ha confermato l’obbligo del voto.
Tuttavia, per il ministro Maroni “non c’è il tempo” di ristampare le schede di voto per gli italiani all’estero. È così che 3 milioni e 200.000 italiani non potranno votare sul nucleare, avendo ricevuto solo le vecchie schede: è chiaro che le tipografie italiane sono più veloci di quelle di Stati Uniti, Australia, Canada, Belgio, Argentina e così via. Ma ha ragione chi dice che, allora, questi 3.200.000 elettori non devono essere conteggiati per il calcolo della metà più uno, che decide sulla validità dell’intera votazione.
Fioccano dal governo, premier in testa, gli appelli a non recarsi a votare. È ovvio, per alcuni la democrazia è un di più, utilizzabile a piacimento. Ma è bene che si sappia, visto che tutti i referendum saranno validi solo se si reca a votare più del 50% degli elettori (e se questi votano tutte e quattro le schede) che chi non va a votare compie una violenza contro quelli che vogliono esprimere validamente le proprie scelte, non importa se a favore o contro. I cittadini elettori sono avvisati: mi auguro che tutti siano civili con tutti.
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