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In occasione dell’appuntamento dei referendum del prossimo 12 e 13 Giugno, il PSD Calabria rinnova il proprio invito agli elettori ad andare a votare in maniera convinta per il SI, per richiedere l’abrogazione delle norme attualmente in vigore sul legittimo impedimento, sul nucleare e sull’acqua.
Nella nota, il Responsabile Regionale del Dipartimento Economia e Sviluppo del Territorio Matteo Olivieri, dichiara che la eventuale vittoria dei NO al referendum sul nucleare e sulla privatizzazione dell’acqua rischierebbe di stravolgere l’assetto economico di interi territori, senza che le popolazioni possano essere coinvolte come parte attiva nelle politiche di sviluppo locale.
Per quanto riguarda il nucleare in Italia – sostiene Olivieri – occorre sfuggire alla logica che l’aumentato bisogno energetico richieda necessariamente la costruzione di centrali nucleari. Al contrario, occorre cominciare a riflettere, per esempio, su quanta parte dell’energia attualmente prodotta venga sprecata in strutture inefficienti o poco funzionali, sia pubbliche che private. «Nessuna centrale nucleare sarà mai sufficiente, fino a quando si consentirà di costruire in maniera dissennata e irrispettosa dell’ambiente». Per questo motivo, occorre piuttosto fare un passo indietro, e richiedere stringenti criteri di costruzione ecosostenibili, che annullerebbero del tutto la necessità di maggiori risorse energetiche e, nello stesso tempo, favorire politiche volte ad incoraggiare stili di vita improntati al risparmio energetico.
Per quanto riguarda invece il referendum sull’acqua pubblica, richiedere l’abrogazione della norma in cui si prevede “l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito” tra le voci di costo da considerare nel calcolo della tariffa, è un modo per impedire che le aziende municipalizzate scarichino per legge sui contribuenti i costi di fare impresa. «Abbiamo bisogno di imprese sane che sappiano stare sul mercato con la forza dei propri piani industriali, non perché protette per legge con la possibilità di privatizzare i profitti e di socializzare i costi».
Certamente è sotto gli occhi di tutti che l’attuale politica idrica ed energetica italiana richiede un ripensamento – conclude Olivieri – ma ciò non deve essere fatto tramite soluzioni draconiane il cui unico obiettivo è di stravolgere l’esistente in nome di un presunto modernismo.
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