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La Calabria – come ha dichiarato il Presidente della Regione Scopelliti sulla base dei dati 2011 – è senza ombra di dubbio una delle mete preferite dai turisti italiani e stranieri, ma è anche “una regione fortemente impreparata ad accoglierli”.
E’ vero, il nostro territorio gode di un elevato potenziale turistico, il quale, tuttavia, è seriamente penalizzato dai disservizi che interessano numerosi settori produttivi.
Si pensi, ad esempio, al notevole stato di crisi in cui versano le Ferrovie della Calabria, che producono servizi di interesse generale e rispetto alle quali è mancato un progetto organico, ma soprattutto è mancato chi regolasse e verificasse l’operato dei gestori. Ebbene, l’assenza di tale forma di controllo non potrà non avere conseguenze immediate sul piano economico-turistico.
Si pensi, ancora, paradossalmente, a quelle società aventi per oggetto attività di produzione di beni e di servizi non strettamente necessari per il perseguimento delle finalità istituzionali della Regione e in cui quest’ultima, ciò nonostante, continua a mantenere la propria partecipazione, anziché dismetterla, con enorme aggravio della spesa pubblica.
Se poniamo poi l’accento sulla crescita del degrado a cui sono abbandonati molti luoghi della costa tirrenica (come San Lucido) dall’inestimabile valore socio- culturale, diviene facile comprendere che il patrimonio calabrese, che rappresenta una fonte inesauribile di ricchezza, non viene salvaguardato con l’attenzione che merita.
Ritengo che queste siano le circostanze di cui il Governo regionale dovrebbe prendere coscienza, piuttosto che limitarsi a riconoscere passivamente l’incremento del flusso turistico in Calabria.
Credo, pertanto, che, ora più che mai, occorra avviare un tavolo concertativo permanente con i Ministeri del Turismo e dei Trasporti, le Associazioni imprenditoriali di settore e con l’Enac, per ridurre i disservizi e trovare soluzioni adeguate per la valorizzazione dell’intero comparto produttivo calabrese.
Sino a quando le “risorse” non verranno gestite con un progetto unitario volto a salvaguardarle e ottenere il massimo rendimento di cui sono potenzialmente capaci, resteranno soltanto “pietre”.
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