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«L’inquinamento degli appalti è la regola di una Calabria piegata dalla ‘ndrangheta e dalla complicità politico-burocratica verso l’imprenditoria dei clan. La verità è che nella regione l’economia è retta in lungo e largo dal sistema mafioso, che affama la comunità, ne distrugge le speranze e produce continuo spopolamento del territorio, lasciandolo alle logiche e alle manovre delle ‘ndrine».
Lo affermano in un comunicato congiunto i parlamentari M5s della Calabria, insieme ai colleghi 5 stelle della commissione bicamerale Antimafia, a seguito degli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza nelle province di Reggio Calabria e Cosenza su ordine delle Dda di Reggio Calabria e Catanzaro.
«Il nostro plauso – proseguono i parlamentari – alla magistratura e alla Guardia di Finanza, che hanno compiuto l’ennesima operazione per ripulire il sistema economico dalla presenza e dall’azione predatoria delle organizzazioni criminali. Purtroppo la lotta è difficilissima, perché le istituzioni politiche non sono capaci né hanno l’intenzione di arginare le connivenze, di verificare le procedure degli appalti e di sostenere il lavoro dei magistrati».
«La Calabria – concludono i parlamentari – è il confine ultimo di un’Italia morente, perché nella regione i rapporti economici sono condizionati da intrecci impensabili e da prossimità politiche e amministrative da sondare sino in fondo, con la grande ombra di regie massoniche. C’è bisogno di una forte indignazione popolare e di un investimento politico e culturale di lunga durata, per creare anticorpi sociali in grado di preservare l’economia del territorio e di riportare normalità. Il Movimento 5 stelle si sta muovendo in questa direzione, nonostante i condizionamenti del potere politico sul posto e la paura e l’opportunismo che ne derivano».
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