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Con l’approvazione avvenuta ieri in Consiglio Regionale della legge per l’istituzione di un fondo di solidarietà per le famiglie delle vittime di incidenti gravi o mortali sui luoghi di lavoro è stato colmato un grande vuoto che mette la Calabria al pari di altre regioni, collocandola su un piano di civiltà e giustizia sociale che dovrebbe servire da esempio per l’intero paese”. Ad esprimere tutta la sua soddisfazione, in una nota, Michelangelo Tripodi, Segretario Regionale e responsabile Mezzogiorno del Pdci-Federazione della Sinistra, primo firmatario della legge che reca anche le firme degli on.li Giamborino, Nucera, Trematerra e Morelli. “Si corona una lunga battaglia cominciata all’indomani della morte di tre lavoratori calabresi nella tragedia del Mugello.”
La legge è composta da sette articoli e prevede, nello specifico, all’art. 1 le finalità della legge, all’art.2 l’istituzione del fondo di solidarietà, all’art. 3 i beneficiari del contributo, agli art. 4 e 5 l’entità e le modalità di erogazione del contributo, all’art. 6 l’istituzione di un regolamento attuativo da parte della Giunta Regionale per l’erogazione dei fondi, all’art. 7 la norma finanziaria.
“Quello che abbiamo ottenuto ieri in Consiglio regionale – sottolinea Tripodi – è un grande e storico traguardo lungamente inseguito. Pur sapendo che la vita umana non ha prezzo, infatti, è doveroso tutelare e affiancare le famiglie che subiscono tragedie così grandi come sono quelle delle morti sul lavoro, ma anche provocate dagli incidenti sul lavoro che determinano una notevole e permanente riduzione della capacità lavorativa: questi incidenti compromettono la qualità e le aspettative di vita del lavoratore e dell’intera sua famiglia”. “Una previsione di garanzia, contenuta nel progetto normativo – puntualizza – Tripodi – è quella di estendere i benefici all’ipotesi in cui i cittadini calabresi si trovino, al momento dell’incidente, fuori dal territorio regionale: viene così evitato di subordinare la tutela legislativa alla condizione che l’incidente si verifichi esclusivamente sul territorio di questa Regione. Inoltre i benefici sono espressamente riferiti anche all’ipotesi in cui l’incidente avvenga ‘in itinere’, ossia durante il tragitto compiuto dal lavoratore per raggiungere dalla propria abitazione il luogo di lavoro o per il rientro a casa. Anche queste ipotesi sono infatti ugualmente meritevoli di piena tutela, perché strettamente connesse all’assolvimento dell’obbligo lavorativo”. “Si tratta, quindi, prosegue Tripodi, di un segnale forte, degna risposta ad una problematica che ha assunto proporzioni enormi e che in questi ultimi mesi e in questi ultimi giorni ha visto coinvolte tristemente tante famiglie calabresi che hanno perso i loro cari. Morti bianche di cui il nostro Paese continua, purtroppo, a detenere in Europa il non certo invidiabile primato. Le cifre ufficiali parlano chiaro: ogni anno gli incidenti sul lavoro causano oltre mille morti. Un vero e proprio stillicidio di vite umane, di fronte al quale non si poteva più restare inermi”. “E’ una legge innovativa – precisa Tripodi – che pone all’avanguardia ed in prima linea il Consiglio regionale che grazie alla proposta e al lavoro del PdCI ha fatto la sua parte anche su questa urgentissima e drammatica emergenza sociale. Ferma restando la necessità di controlli sempre più stringenti per la sicurezza, dell’introduzione di sanzioni adeguate alla gravità e alle conseguenze dei comportamenti scorretti e della promozione di iniziative informative, formative e culturali che sviluppino una maggiore attenzione alla prevenzione”. “Il nostro auspicio è naturalmente quello di non utilizzare i fondi, perché significherebbe non avere più morti sul lavoro – afferma ancora Tripodi. Prevenzione, formazione e controlli, infatti, sono i temi su cui bisogna promuovere un’azione concertata e integrata, considerando che sono tante le responsabilità della sicurezza sui posti di lavoro e quindi ognuno deve fare la propria parte per vincere questa terribile guerra. E’ necessaria la massima attenzione per quanto riguarda l’informazione e la formazione soprattutto nelle scuole e nei cantieri proprio per cercare di rimuovere le cause di fondo che comportano l’insicurezza sul lavoro, iniziando dal precariato e dal ricorso sproporzionato allo straordinario”. “Con l’approvazione di questa legge – ribadisce Tripodi – diamo un messaggio forte e diretto per contestare un’organizzazione del lavoro senza adeguate tutele e garanzie e per dare una spallata alla totale indifferenza di un sistema legislativo a livello nazionale che permette agli imprenditori di farla franca, di rimanere immuni da gravi responsabilità. Diciamo no ad una politica delle imprese che non rispetta le regole e non investe in prevenzione, sacrificando sull’altare del profitto e dell’insicurezza tanti lavoratori calabresi, italiani e stranieri e no all’azione di un governo di centrodestra che davanti a simili tragedie si è finora contraddistinto solo affermando vergognosamente che bisogna educare al rispetto delle regole i lavoratori. Bisogna punire, invece, severamente tutti coloro che non rispettano le regole e non investono in prevenzione”. “E’ bene ribadirlo – afferma Tripodi – come Comunisti Italiani non ci stancheremo mai di contrastare tutti coloro che dimostrano di essere asserviti ai poteri forti dell’economia, che schiacciano qualsiasi diritto e che non si fermano a riflettere neanche di fronte alle tragedie umane di troppe vittime innocenti e di intere famiglie lasciate sole al loro dolore”. “La legge approvata ieri – conclude Tripodi – seppur non potrà mai restituire i loro cari alle famiglie delle vittime sul lavoro servirà almeno a dare un sostegno economico a tante madri, a tanti genitori e tanti figli che da un momento all’altro si vengono a trovare nella più totale disperazione. Quello che serve è giustizia sociale e massimo impegno affinché questa drammatica catena si spezzi una volta per tutte con l’augurio che il fondo di sostegno seppur doveroso giaccia lì dov’è e si investa più in sicurezza e in prevenzione. Di lavoro non si può e non si deve più morire”.
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