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Fortunatamente non mancano arresti, confische e sentenze che colpiscono una ‘ndrangheta che comunque resta potente e che soffoca il grande capitale umano e territoriale presente in Calabria. Quindi non basta il meritorio lavoro di magistrati e forze dell’ordine per liberare la nostra regione da questa piaga e proiettarla verso futuro migliore. La lotta alla ‘ndrangheta va abbinata al sostegno ai giovani calabresi che vogliono restare dove sono nati e fare del buono per sé stessi e per la propria terra dal punto di vista sociale, economico, culturale, ambientale e territoriale.
In quest’ottica, si inserisce la mia proposta sia di stimolo che di accelerazione per un settore dell’economia moderno e dinamico come quello delle start up e dell’innovazione (che in Calabria può davvero fare la differenza) che conosco molto bene per via delle mie esperienze universitarie e professionali e che si incrocerebbe con quello del contrasto militare, giudiziario ed amministrativo alla criminalità organizzata.
Si tratta di una proposta complessa e articolata alla quale sto lavorando da tempo sia a livello nazionale che su un piano più locale. A testimonianza di questo mio impegno serrato è la mia partecipazione ad un’audizione parlamentare per la definizione del progetto di modifica della legge sulle start up pensato dal Movimento 5 Stelle. Ad oggi la proposta di modifica della legge sulle start up è in discussione sul nostro sistema partecipativo “LEX” e porta anche alcune mie proposte strategiche.
In breve, si tratta di dare i soldi sottratti alla ‘ndrangheta alle start up. Ossia destinare le confische monetarie e di liquidità della ndrangheta che confluiscono nel Fondo Unico Giustizia alle nuove imprese giovanili ed innovative calabresi sotto forme di sostegno al credito e di sostenibilità di tutto l’ecosistema. Inoltre, sarà altrettanto strategico, nell’ottica di uno sviluppo concreto e duraturo di questo settore dell’economia, istituire negli immobili confiscati spazi pubblici di coworking, trasformando così i simboli più evidenti dell’economia criminale in spazi di condivisione, fucine di idee e di azione per i giovani lavoratori creativi/freelance e nuove imprese giovanili.
A questa mia proposta se ne affianca un’altra. Parlo della realizzazione di un sistema di incubatori industriali nelle fabbriche dismesse della provincia di Reggio Calabria. Questo sistema di incubatori dovrà essere necessariamente collegato alla vocazione produttiva ed economica del territorio, sia essa relativa all’ambiente, al riciclo, al turismo, all’agricoltura, alle energie rinnovabili. Riusciamo ad immaginare una struttura come l’Italcitrus, o le OGR di Saline, come luoghi dove nascono idee e imprese pulite che fanno davvero del bene alla Calabria e ai calabresi? Io si!
Tutto ciò porterebbe ad uno “stop” dell’emigrazione di cervelli e cuori che sta impoverendo umanamente, intellettualmente ed economicamente la Calabria. Ed ad uno “start” di uno sviluppo moderno e sostenibile che potrebbe far rinascere una terra come la Calabria che ha tante risorse umane e territoriali, come quelle che ho potuto apprezzare, per esempio, alla Fiera delle start up organizzata lo scorso giugno a Reggio da me e dagli altri componenti dell’associazione Terrearse.
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