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E’ da più di un anno ormai che giace in Senato un importante disegno di legge, assegnato ma del quale non è ancora iniziato l’esame. Si tratta della Legge Lazzati, uno strumento che dovrebbe contrastare l’asse mafia-politica, in quanto in origine il suo scopo era quello di impedire l’attività di campagna elettorale a soggetti appartenenti ad associazioni mafiose e sorvegliati speciali preservando così le istituzioni elettive da infiltrazioni malavitose. Il condizionale usato è d’obbligo. La normativa, infatti, è ridotta nei suoi effetti mentre la proposta di legge, come ho più volte ricordato, andrebbe reintrodotta nella portata originaria invece di giacere in un limbo senza tempo.
Sono passati diversi anni da quando, insieme ad altri amici del M5S, ci siamo assunti l’impegno di riproporlo all’attenzione dei calabresi, prima da cittadini comuni e dopo come cittadini in Parlamento. Ringrazio il Centro studi regionale «Giuseppe Lazzati» che, a partire dal suo presidente e fondatore, Dott. Romano De Grazia, Presidente onorario della Suprema Corte di cassazione, mi ha dato la possibilità di riflettere sulla validità di un testo sul quale – in modo ben più autorevole di me – si sono già espressi Vittorio Grevi (già titolare della cattedra di procedura penale all’università di Pavia e opinionista del Corriere della Sera), Federico Stella (già titolare della cattedra di diritto penale dell’università Cattolica di Milano) e Cesare Ruperto (Presidente emerito della Corte costituzionale) : ciò solo per citare i favori di alcuni dei più insigni giuristi italiani.
Dobbiamo al più presto adoperarci affinché la legge ritorni alla sua veste originaria, capace di togliere realmente ai delinquenti e all’antipolitica senza scrupoli la possibilità di operare nel momento elettorale per concretizzare la collusione tra politica e malavita organizzata, delineando – in maniera semplice – un reato ed i soggetti che lo commettono.
Così come la politica si deve assumere in modo prioritario e preventivo il merito del ruolo di garante della collettività, già nella fase di selezione dei candidati a spenderne l’azione – affinché si scongiuri il rischio di infiltrazione della criminalità organizzata in qualunque assemblea elettiva – allo stesso modo occorre dotare la comunità di leggi che permettano che vengano scongiurate le ipotesi – sempre più frequenti – in cui la criminalità organizzata si possa confondere pericolosamente con le istituzioni.
Ecco perché ho fatto richiesta al Presidente della 1^ Commissione, la Senatrice Finocchiaro, affinché dia impulso all’esame del DDL, chiedendo venia se dovesse ritenere importuna tale invasione di campo da parte di chi è impegnato in altri compiti in altre Commissioni ma, allo stesso tempo, tiene a cuore – come calabrese e come meridionale – la sorte di tale provvedimento.
Sono sicuro che la Senatrice Finocchiaro, da meridionale, comprenda cosa voglia dire vedere la propria terra soffrire sotto il giogo della prepotenza mafioso-delinquenziale e mi perdonerà per quella che potrebbe sembrare un’indebita pressione.
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