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“Ci siamo suicidati. Ora siamo tornati”. È la voce di lavoratori, imprenditori, pensionati, italiani, che si sono tolti la vita in questi tempi di crisi e sordità da parte dei governi non eletti; è l’urlo che ha risuonato per tutto il pomeriggio di ieri per le strade di Lamezia Terme, su corso Nicotera, dove il Coordinamento 9 dicembre ha proseguito la protesta, che va avanti da diversi giorni sul filone di quella nazionale, con un sit-in di fronte l’edificio scolastico Magg. Perri.
Un manichino “impiccato” ad un lampione, con la scritta “Lo Stato mi ha ucciso” ed una “lettera di addio” che prosegue così: “Le banche sono fallite, l’Europa per salvarle vuole miliardi di euro, la politica ha chiesto il conto a noi, noi non ce l’abbiamo fatta. Eravamo imprenditori. Eravamo lavoratori. Eravamo disoccupati. Eravamo pensionati. Eravamo italiani. Mentre ci lasciavate senza speranza, vi siete rubati pure le mutande. I colpevoli sono a Montecitorio, i colpevoli sono a Bruxelles, i colpevoli hanno firmato i trattati senza mai chiedere il nostro parere. Si sono presi tutti, non ci hanno lasciato via di scampo. Siamo tornati per dimostrar che possiamo riprenderci la nostra nazione. Insieme, uniti, i morti e i vivi, torneremo a essere un popolo sovrano”.
Presenti al sit-in decine di giovani e meno giovani, che hanno distribuito volantini ai passanti ed agli automobilisti ed hanno infine simbolicamente occupato la carreggiata per invitare tutti i lametini alla mobilitazione, anche in vista della manifestazione decisiva del Coordinamenti che a livello nazionale si terrà questo mercoledì 18 dicembre a Roma.
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