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La Calabria è terra di eccellenze troppo spesso misconosciute e costrette a lasciare la nostra regione perché non vi è possibilità di applicare sul territorio il frutto delle proprie ricerche. Un considerazione ancora più amara, quando si constata che, al contrario, i calabresi nel mondo danno risultati importanti e ricoprono incarichi prestigiosi. Per questo ritengo prioritaria la formazione come strumento di emancipazione delle giovani generazioni e di sviluppo per i territori.
Il mio pensiero va alle università calabresi per le quali bisogna pensare a una legge regionale che normalizzi il diritto allo studio e tuteli la ricerca. I calabresi che intendono proseguire un percorso di studi universitario devono potere contare su borse di studio che premino i meritevoli e che agevolino la gestione delle spese delle famiglie per il contenimento dei costi di frequenza e di mantenimento anche fuori dai comuni di residenza. Ma sono necessari anche risorse che consentano di organizzare e migliorare le offerte formative all’interno degli atenei e delle istituzioni scolastiche della regione. Conoscenze e competenze, sopratutto nelle lingue e nel digitale, di cui i nostri giovani, oggi non possono fare a meno e funzionali al raggiungimento degli standard europei.
La ricerca, poi, come cuore pulsante di un territorio che vuole emergere dalle criticità, applicando in loco i risultati delle analisi condotte nelle aule universitarie. Esperti che, formati qui, conoscono le problematiche del territorio e ne studiano le soluzione. Il loro coinvolgimento nella gestione del territorio eviterebbe il frequente rivolgersi all’esterno per ottenere risposte e risultati troppo spesso inefficaci e per nulla adattabili alle istanze della nostra terra. Senza contare che ci sarà da gestire le risorse del Fondo Sociale 2014 – 2020, che l’Europa destina alle regioni con alte percentuali di giovani disoccupati e per il quale da Roma giungono in queste ore notizie confortanti con l’approvazione alla Camera degli atti di indirizzo che rimettono in gioco le risorse per il Mezzogiorno. Ma per utilizzarle al meglio, serve una politica responsabile in grado dettare linee di utilizzo certo dei fondi e dall’altro di sveltire le procedure burocratiche che a fronte della stesura dei progetti ne rallentano poi l’utilizzo.
Con l’obiettivo di creare prospettive occupazionali in cui collocare soprattutto giovani specializzati e di elevata professionalità, già formati, e pronti a essere inseriti nel mercato del lavoro.
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