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Comunicato del Consigliere Provinciale Giovanni Verduci
Non posso che essere contento per l’attenzione che la prestigiosa rivista Bell’Italia ha voluto riservare al Castello Santo Niceto nel numero di aprile.
Contento, certo, ma per nulla sorpreso da tanto clamore perché conosco bene le potenzialità dell’antica fortezza avendo, sin dal 1997, profuso ogni utile sforzo al fine di far rinascere questo che, a ragione e secondo il dire di professionisti del settore, può essere considerato un punto fondamentale per lo sviluppo turistico non solo del comune di Motta San Giovanni, ma dell’intero territorio provinciale.
Più volte, nel corso dei due mandati elettorali di sindaco, ho chiesto al Ministero, alla Regione e alla Provincia di finanziare interventi che, grazie alla quotidiana opera di persuasione portata avanti da ogni componente di quelle due Amministrazioni, sono stati disposti, avviati e da poco ultimati.
Dopo le ormai note vicende che hanno determinato il non utilizzo dei fondi (10 miliardi di lire) assegnati nel 1990 (legge n°64) dal Comitato Interministeriale alla Comunità Montana e poi revocati nel 1995, nel 1997 abbiamo puntato sul Castello attraverso un insieme di attività e progetti per ridare vita ad un importante luogo ricco di storia.
Le campagne di scavi avviate grazie alla convenzione sottoscritta con Archeoclub, gli studi presso le Università, le collaborazioni con la scuola e le associazioni del posto, i riferimenti storici richiamati dalla toponomastica comunale, i concorsi di pittura a tema, la riqualificazione di un’area a Lazzaro, l’Antiquarium e la viabilità finanziata attraverso i Piar, sono tanti piccoli tasselli che, uniti, portano ad un risultato finale.
Il confronto tra la foto apparsa nel 1996 in copertina dell’elenco abbonati degli operatori telefonici e quella pubblicata ora da Bell’Italia è la prova che, nel corso degli anni, è stato fatto tanto.
Il mio ringraziamento, oltre al giornalista Marcello Mento e al fotografo Alessandro Saffo per la sensibilità dimostrata, va a tutte quelle persone che negli anni si sono impegnate e hanno lavorato per questo scopo. L’archeologo G.A. Bruno, le professoresse Adele Coscarella e Francesca Martorano, le ditte che hanno eseguito i lavori, le maestranze, i progettisti, gli studiosi, i volontari, gli autori dei numerosi saggi, i siti internet, le emittenti televisive locali. Il merito è di tutti, nessuno escluso.
Adesso è necessario predisporre un credibile progetto di sviluppo che, coinvolgendo i vari enti e favorendo l’occupazione locale, sappia intercettare i flussi turistici, non limitandosi a quelli del fine settimana o della sola città di Reggio Calabria.
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