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Il Governo Monti pare voglia dialogare con le regioni che sono soggetti al piano di rientro per il settore sanitario, la reazione della classe politica è stata unanime per avversare una decisione che è ingiusta e indecorosa per la nostra nazione. Le nostre imprese devono essere tutelate da queste distorsioni incomprensibili.
C’è un aspetto che vorrei mettere inevidenza ed è il seguente: parte del debito sanitario almeno per la Calabria ma credo anche per le altre regioni del Sud scaturisce dall’emigrazione sanitaria, non a caso la Vice Presidente della Giunta Regionale calabrese recentemente ha dichiarato che se la Calabria fosse in grado di ridurre il fenomeno della mobilità passiva sanitaria si potrebbero costruire nuovi ospedali agni due anni. Ritorno su questo concetto che ho precedentemente evidenziato nel mio intervento di qualche settimana fa per sottoporre all’attenzione dell’opinione pubblica e della giunta regionale quanto segue: le decurtazioni di trasferimento per compensare la spesa sanitaria passiva che regioni come la Lombardia e tutto il centro nord incamerano avrebbe dovuto far emergere una modalità operativa da parte del Ministero della salute diversa, infatti considerato che le ASP del nord provvedono a elargire l’offerta sanitaria a favore della popolazione del Centro-SUD nei loro bilanci dovrebbe esserci per forza di cosa un avanzo, se cosi non è, la Calabria e il Sud devono pagare lo scotto e il potenziamento della Sanità delle regioni del Nord.
Paradossalmente le regioni che dovevano subire riduzioni di trasferimenti da parte dello Stato avrebbero dovuto essere proprio quelle che avendo un sistema sanitario efficiente ed efficace e provvedono a sopperire alle difficoltà delle regioni del Sud attraverso la gestione eccellente del comparto non hanno bisogno di vedersi riconosciute tutta la spesa. Ciò avrebbe consentito una minore sperequazione dei trasferimenti nel comparto sanitario con il conseguente potenziamento e risanamento del settore. A tal proposito dovrebbero spiegarci come mai le strutture sanitarie del Nord sono sempre le più avanzate in merito a tecnologia rispetto a quelle del Centro Sud .
La somma di 234 milioni di euro di emigrazione sanitaria annua moltiplicata per dieci anni da un risultato che è di tutto rispetto verso la sanità del Nord. Credo sia arrivato il momento di rovesciare la medaglia iniziando a ragionare nell’ottica Nazionale e conseguentemente consentire alle regioni del Centro Sud, partendo dalla Calabria di dotarsi di Strutture, tecnologie e professionalità adeguate. Imporre piani di rientro e constatare che l’emigrazione sanitaria è una costante non giova a nulla, ma forse consente la concentrazione della spesa solo in determinate aree della nostra Italia.
La giunta Regionale in carica deve avere il coraggio e la determinazione di ribaltare la situazione, lo Stato deve prima di ogni altra cosa dotare la Calabria di strutture all’altezza e poi entrare in merito alla gestione sana, oculata e parsimoniosa delle stesse. Ecco perché l’esclusione dall’ultimo decreto delle regioni che hanno adottato un piano di rientro sanitario sono del tutto furi luogo e soprattutto ingiuste verso le imprese che operano a Centro Sud e che con tante difficoltà cercano di portare avanti quotidianamente la loro attività garantendo l’occupazione esistente che in questo momento storico è un qualcosa di straordinariamente positivo. Il governo dei tecnici dovrebbe fare un blitz in Calabria e nelle aree del Centro Sud e toccare con mano quali siano le difficoltà che il popolo meridionale affronta con dignità, discrezione e rassegnazione.
Francesco Grandinetti: Dirigente Nazionale Futuro e libertà
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