Giovanni Alvaro sull’attuale vicenda mediatica-giudiziaria: “Accompagnamento coatto o voglia di manette?”

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di Giovanni Alvaro

Le ultime vicende della storia continua tra Berlusconi e le procure sono di una gravità eccezionale. L’aver minacciato il premier che se non si fosse presentato all’interrogatorio, disposto dalla Procura di Napoli, sarebbe stato trascinato dinanzi ai PM napoletani coattamente che, sostanzialmente, è come dire ‘ti faremo prendere dai carabinieri’, dimostra che c’è un crescendo rossiniano senza più argini da parte di settori della Magistratura che si sentono onnipotenti e non escludono di varcare il Rubicone con iniziative eclatanti.

La minaccia, comunque, anche se non ha impaurito il Cav ne ha indebolito, dinanzi all’opinione pubblica, l’autorità, e pur se espressa da una Procura della Repubblica è pur sempre una ‘minaccia ad un Corpo dello Stato’ (art. 338 c.p.). Inconcepibile in uno stato democratico perché chi lo ha fatto sapeva benissimo che non era possibile far accompagnare Berlusconi dai Carabinieri senza l’autorizzazione della Camera di appartenenza. Se poi si aggiunge la vergogna delle intercettazioni, diffuse a piene mani su ogni media, con l’obiettivo di minare il prestigio del Cav, si ha il quadro delle illegalità che sarebbero state commesse pur di ‘sputtanare’ il Presidente del Consiglio.

Il fiorire, comunque, in varie procure di iniziative contro Berlusconi potrebbe far credere ad un’unica regia. Ma la tesi non convince anche perché la Magistratura è come la società in cui opera, ne rispecchia fedelmente i contorni, per cui coabitano in essa servitori fedeli dello Stato (la stragrande maggioranza), sessantottini frustrati, forze ideologizzate convinte di fornire al proprio riferimento politico quell’apporto che considerano indispensabile per superare le loro difficoltà, forze che si credono investite di una missione salvifica, forze che pensano di usare la notorietà che si acquisisce per scalate politiche che l’esperienza dimostra possibili (vedi Di Pietro e De Magistris) e, non ultimo, forze che amano la spettacolarizzazione delle proprie iniziative.

Si può capire ogni cosa, ma non si può accettare che, sia gli ideologizzati che quelli che giocano in proprio o che amano il protagonismo, operano con una spregiudicatezza senza limiti e senza tener in alcun conto le conseguenze che ne possono derivare. Ignorare la gravità della crisi economica del Paese, col pretesto della foglia di fico della obbligatorietà dell’azione penale, è da irresponsabili. Non tener conto di ciò che si potrebbe scatenare se l’interrogatorio come parte lesa dovesse trasformarsi in un grande ‘trappolone’ con le manette ai polsi del capo del governo, è un rischio non tollerabile.

Non sarebbe l’arresto di Vittorio Emanuele di Savoia che provocò solo polvere, nè quello dei vertici Inail, né quelli dell’inchiesta Vipgate, né di Vallettopoli, per citare solo quelli che hanno fatto più rumore e sono finiti tutti in sonorissimi flop. Stavolta sarebbe l’arresto dell’uomo certamente più odiato da una parte della società, ma senza alcun dubbio più amato da tutta l’altra parte che, fino a prova contraria, è maggioranza nel Paese dato che non si diventa minoranza perché giornalmente Bersani, Di Pietro, D’Alema, Bindi, Franceschini, Casini e & lo ripetono come disco incantato.

Forse non comprendono i nostri inquisitori che proprio l’odio e l’amore così viscerali sarebbero un pericolo per l’ordine pubblico. Forse non comprendono che ci sarebbero centinaia di manifestazioni e cortei in ogni città d’Italia e che si potrebbero innescare scontri fisici imprevedibili. Forse non riescono a capire che tutto verrebbe letto come un tentativo di colpo di stato e non verrebbe accettato da chi ama la democrazia e la libertà. Giocare a guardie e ladri è bello ma non sulla pelle del popolo italiano.

Per chiarezza va, infine detto, che Berlusconi, come ogni cittadino di questo Paese, è soggetto alle leggi e come gli altri va giudicato per i reati che ha potuto commettere, ma senza processi di piazza e senza arresti preventivi.  Non osservare queste regole fondamentali significa che si sta scherzando con il fuoco.

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Author: Cristina

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