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“Pieno sostegno alla vertenza dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali che hanno annunciato scioperi, lotte e proteste dopo la rottura delle relazioni con l’azienda terminalista del Porto di Gioia Tauro che ha annunciato le procedure per la messa in cassa integrazione ordinaria di 400 maestranze tra operai ed impiegati”. A sostenerlo, in una nota, il segretario regionale e responsabile Mezzogiorno del Pdci-Federazione della sinistra, Michelangelo Tripodi. “Lavoratori disperati – sottolinea Tripodi – come dimostra la protesta degli otto operai che da ieri sera sono saliti su una gru, a 50 metri di altezza, e la decisione degli altri portuali dello scalo che hanno deciso in nottata di attuare un’assemblea permanente e di sospendere tutte le attività del porto per solidarietà con quanti protestano sulla gru”. “Un muro contro muro inaccettabile – spiega Tripodi – quello dell’azienda terminalista, la Medcenter Container Terminal, che dopo aver sfruttato per 15 anni le maestranze del porto più importante del Mediterraneo, facendo la fortuna economica del gruppo Contship, gira le spalle ai lavoratori e alla realtà produttiva più importante della Calabria. Con il pretesto del persistente andamento negativo dei traffici si profila una soluzione inaccettabile che metterebbe sul lastrico centinaia di famiglie di lavoratori la stragrande maggioranza delle quali sono monoreddito e vivono una situazione di assoluta incertezza”. Michelangelo Tripodi, che da sempre è attento alle problematiche legate al porto di Gioia Tauro, afferma “che l’azienda terminalista ha deciso già da tempo di ridisegnare la mappa del traffico commerciale di navi container in altri lidi penalizzando pesantemente lo scalo calabrese senza preoccuparsi minimamente di promuovere un piano industriale capace di traghettare l’azienda fuori dalla crisi”. “A tutto questo si aggiunge come sostengono compatte le organizzazioni sindacali – afferma ancora Tripodi – il totale menefreghismo del governo Berlusconi che invece di preoccuparsi di garantire proprio in questo periodo di crisi, lavoro e sviluppo nelle regioni economicamente più deboli penalizza il sud a vantaggio del centro-nord e che non solo non attiva il tavolo di confronto su Gioia Tauro ma è assolutamente incapace di affrontare con una mirata riforma la crisi della portualità italiana in generale. Il ministro Matteoli, infatti, nonostante sia stato più volte sollecitato dalla Regione e dai sindacati ad aprire un tavolo nazionale sul porto di Gioia Tauro ha disatteso clamorosamente questa richiesta, continuando a sbandierare proclami sulla realizzazione del ponte sullo Stretto, opera costosissima, inutile e dannosa”. “Come Comunisti Italiani e Federazione della Sinistra – spiega Tripodi – siamo quindi pronti a scendere in piazza a fianco dei lavoratori per chiedere a tutte le istituzioni preposte di avviare subito un confronto per salvaguardare l’attività produttiva del porto di Gioia Tauro e scongiurare il rischio degli ammortizzatori sociali che si stanno trasformando sempre di più nell’anticamera dei licenziamenti”. “In particolare – ribadisce ancora una volta Tripodi – si tratta di affrontare una discussione nazionale per porre al centro la questione l’abolizione della tassa di ancoraggio che aumenta i costi per le aziende e le società e indebolisce la capacità competitiva dei porti italiani a partire da quello di Gioia Tauro. E’ questo a cui dovrebbe pensare il governo Berlusconi e non alle passerelle elettorali che lasciano il tempo che trovano. Le vere priorità, infatti, per il nostro territorio – conclude Tripodi – si chiamano occupazione e sviluppo. Occupazione e sviluppo che vergognosamente le destre stanno completamente azzerando in Calabria e in tutto il Mezzogiorno con la colpevole complicità di amministratori locali e parlamentari meridionali e calabresi sudditi della politica antimeridionalista di Berlusconi e della Lega Nord”.
Ufficio Stampa PdCI Calabria
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