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La paventata chiusura delle attività della Fondazione Campanella e del polo oncologico di Catanzaro sono l’ennesimo capitolo buio per la storia della sanità calabrese, la classica goccia che farà traboccare il vaso.
È inammissibile che strutture di questo genere, che hanno il compito di garantire la cura dei malati, possano chiudere le porte per colpa di cattive gestioni politiche, dettate dai tagli scellerati di un piano di rientro che in nome del risparmio colpisce prima di tutto i diritti del malato.
Oggi che la qualità del servizio sanitario calabrese è ai minimi storici, la chiusura del polo oncologico sarebbe il colpo di grazia dell’intero comparto. E vi è di più: perché oltre a colpire i diritti dei malati si andrebbe a distruggere anche quelli dei lavoratori, circa 270, che già da tempo hanno provato a far sentire la propria voce.
Chi ha in mano la gestione della Sanità in Calabria deve tenere in considerazione primariamente il malato. Non può condannarlo ad estenuanti viaggi della speranza. Non può consegnarlo nelle mani delle cliniche private. Non può distruggere tutti i suoi diritti.
La Regione Calabria, e il presidente nonché commissario ad acta della Sanità, Giuseppe Scopelliti, mantengano fede alle promesse fatte e trovino i fondi necessari a salvare la struttura, i suoi lavoratori e i tanti malati che lì arrivano carichi di speranza per il futuro. Il piano di rientro non sia la scusa per smantellare la buona sanità calabrese e favorire cos ì l’ascesa dei privati. Non resteremo inermi mentre distruggono una istituzione che dovrebbe accogliere i malati e non mandarli a casa.
Francesco Molinari (cittadino elettoal Senato)
Sebastiano Barbanti (cittadinoeletto alla Camera)
Movimento 5 Stelle
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