Flora Sculco al convegno su Area Centro Calabria

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Dobbiamo dare forza, coesione e funzione all’area centrale della Calabria. Questa sala piena e autorevolmente rappresentativa delle istanze del mondo del lavoro, della politica, delle professioni e della società civile incluse le associazioni che hanno capito prima di altri il bisogno di unità, ci convince che stiamo andando nella direzione giusta e ci sprona a fare di più e meglio”.

Ha esordito così, la consigliera regionale di Calabria in Rete Flora Sculco dando inizio al convegno intitolato “C’era una volta…Area Centro Calabria. Insieme per tornare a contare!”, al quale hanno preso parte anche il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo e l’on. Donato Veraldi.

I lavori sono stati coordinati da Alberto Tiriolo e conclusi dal sindaco di Torre di Ruggiero Pino Pitaro. Dopo la relazione di Sculco, sono intervenuti il segretario della Cisl di Catanzaro-Vibo e Crotone Pino De Tursi, Dino Macrì, presidente dell’Ordine degli Architetti, Pietro Falbo, neo eletto presidente della Confcommercio di Catanzaro, Salvatore Saccà, Presidente Ordine degli Ingegneri, Maurizio Mottola, avvocato, il sindaco Sergio Abramo, Carlo Strocchi, componente del direttivo del movimento “Il Pungolo per Catanzaro”, Mimmo Tallini, consigliere regionale neocoordinatore provinciale Forza Italia.

Ha sostenuto Sculco: “La  Questione Catanzaro e la Questione Area Centro non sono questioni separate, ma hanno un comune denominatore e costituiscono ‘la mappa’ dei problemi da affrontare in una visione d’insieme e unitaria.

Serve, appunto, una ‘nuova visione’ per tutta l’area vasta che deve sempre più configurarsi come ‘area sistema’ al cui interno convivono specificità e risorse che ne costituiscono punti di forza che possono concorrono a realizzare crescita e nuovo sviluppo. Per fare questo abbiamo a disposizione nuovi strumenti, tante opportunità e nuove e consistenti risorse.

Penso alla nuova programmazione Comunitaria dei fondi 2014 – 2020. Penso alla filiera della Istruzione e formazione, della innovazione e alla università. Penso al sistema Sanitario ed a quello dei servizi. Penso allo sviluppo manifatturiero ed al sistema commerciale. Penso alle grandi infrastrutture e a quelle cosiddette ‘corte’ per compattare e rafforzare ‘l’area sistema’.

Sono temi e problemi che devono interessare e coinvolgere tutti i soggetti, politici, istituzionale e sociali, della nostra realtà. Essi sono ‘Il bene comune’, per questo coinvolgono tutti in un sforzo corale e convergente che non riduce l’autonomia di ognuno e nemmeno le differenze politiche e le diverse peculiarità. Al contrario, esaltano il ruolo di chi è proposto ha svolgere la funzione di rappresentanza e di governo”.

Ancora la consigliera regionale : “Se l’area centrale della Calabria rimane così com’è, non solo Catanzaro come capoluogo è destinato a restare nell’ombra, ma pagano un prezzo altissimo anche Crotone, Vibo e Lamezia e le aree interne.

Se l’area centrale non esprime politiche di sintesi degli interessi generali, andranno avanti, come sta accadendo, le inevitabili spinte centrifughe per cui Reggio dialoga soprattutto con Messina in vista dell’area metropolitana e Cosenza con la Campania e la Puglia. Occorre una sintesi degli interessi complessivi della Calabria, di cui l’area centrale deve farsi carico, mettendo in campo un protagonismo politico, economico e sociale, nuovo e propositivo.

Altrimenti, si continueranno ad avere tante Calabrie, che è una delle criticità gravi della regione, perché per ottenere le risposte che la Calabria attende dal Governo e dal Parlamento, avendo maturato un credito storico enorme, occorre essere uniti, procedere insieme e fare rete. Ecco l’urgenza che l’area strategica della regione si riorganizzi, facendo sinergia tra tutti gli attori istituzionali, politici, economici e sociali.

Se c’è una proposta di legge per valorizzare il capoluogo della Calabria, la sosterrò. Ma sia chiaro che non si ha bisogno di leggi-manifesto. Oggi si ha bisogno di una politica che sia al tempo stesso integra ed efficiente nel dare risposte ai bisogni dei cittadini”.

Sui tempi, Sculco ha detto che “Tutto ciò va fatto in fretta, perché senza il riallineamento della politica con le dinamiche economiche, sociali ed istituzionali che tendono all’accorpamento di funzioni e attività, si rischia di mettere fuori gioco la politica e di non governare i processi in atto.

E’ positivo continuare a discutere di area metropolitana Cz-Lamezia o Area Vasta, ma c’è bisogno anzitutto di comprendere, cosa che il Consiglio regionale ha già compreso istituendo il collegio elettorale unico dell’area centrale, che siamo chiamati ad assumerci la responsabilità di riattrezzare l’intera area soprattutto utilizzando i fondi comunitari.

A sottrarla dal lungo sonno in cui è precipitata da tempo. Non – si badi! – per riportare indietro la lancetta dell’orologio, quando Catanzaro, Crotone e Vibo erano un’unica provincia, ma per stare al passo con quanto accade nel Paese e in Europa e mettere la politica nelle condizioni di dialogare con logiche moderne che abbiano come obiettivo lo sviluppo da realizzarsi integrando le eccellenze ed il capitale umano di cui disponiamo e badando ad un’utilizzazione sinergica dei tanti giacimenti culturali, ambientali, storici, turistici di cui l’area è ricca”.

Infine, Flora Sculco ha sostenuto che “Tutto ciò oggi si può fare e si deve fare, anche in coincidenza con l’avvio della Cittadella regionale, un importante evento storico e una grossa opportunità da non sciupare: dopo 45 anni la Regione, infatti, ha nella sua area centrale la sede fisica unica della Regione finora sparpagliata in decine di sedi.

La Cittadella regionale reca con sé anche l’idea di un possibile ricominciamento nel rapporto tra politica e cittadini: i soggetti che si muovono nell’area centrale debbono quindi doverosamente assumersi la responsabilità di guidare i processi innovativi in corso e quelli che si annunciano.

Se però Catanzaro e l’area centrale vogliono far parte di questo ricominciamento politico ed istituzionale, non possono stare a guardare. Diamoci una mossa!”.

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