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Una petizione di oltre 50 firme quella dal titolo: “Il PSD al fianco dei dipendenti delle Ferrovie della Calabria e dei diritti loro negati”.
Lavoratori e buona parte dei sindacalisti hanno aderito all’iniziativa promossa dal PSD per riaffermare in modo non astratto ma concreto il primato del lavoro dell’uomo rispetto ad un’economia di mercato sempre più competitiva e dominata da regole economiche spesso brutali, sottese al malverso processo di privatizzazione che le Ferrovie progressivamente subiscono, di fronte allo sgomento e all’impotenza dei propri dipendenti.
Prendersi cura dell’uomo significa prendersi cura della dignità etica del suo lavoro, ma quello che sta accadendo dimostra chiaramente l’inadeguatezza dei vertici dell’Azienda di comprendere che la qualità etica del lavoro consiste nel fatto che esso porta su di sé un particolare segno dell’uomo e dell’umanità, vale a dire il segno di una persona operante in una comunità.
Ritengo che la degenerazione della vicenda sia dovuta anche, ed in larga parte, alla mutata fisionomia dei sindacati, che non rispecchiano più il loro reale ruolo di interlocutori fondamentali dei lavoratori e, di conseguenza, sono divenuti incapaci di essere validi interpreti dei loro disagi.
Solo apparentemente i sindacati mirano ad una certa coesione, ma in realtà non fanno altro che ingrandire ed allargare i problemi ed alimentare l’assurda lotta tra lavoratori e datori di lavoro.
Proprio per ciò, il PSD sta lavorando alla realizzazione di un Dipartimento regionale dei Trasporti, che pretenderà di partecipare a pieno titolo ai tavoli di confronto indetti dagli amministratori dell’Azienda per rivendicare il diritto dei dipendenti mortificati al rispetto degli Accordi di secondo livello, arbitrariamente e illegittimamente disdetti.
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