Coordinamento delle Donne di FLI Calabria: Donna e impresa, donna e politica

logo-FLI

Questo post é stato letto 19530 volte!

logo-FLI
logo-FLI

L’articolo 2082 del nostro codice civile recita che “l’imprenditore è colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi”. E’ ovvio che l’organizzazione di cui si parla è l’impresa e colui che svolge quell’attività è l’imprenditore, ma non sono espresse riserve circa l’esercizio di quella attività da parte di una imprenditrice!

Anzi, a ben vedere, per quelle innate qualità riconosciute alle donne, questo mestiere sembra essere fatto su misura per loro.

Tante sono le donne che affiancano o hanno affiancato mariti o familiari nelle loro attività, svolgendo ruoli importanti, contribuendo in maniera sostanziale alla crescita delle loro aziende. Forse non tutti sanno che il famoso Bacio Perugina è la creazione di una donna. Si chiamava Luisa Spagnoli ed era moglie di un pasticciere umbro.

Un fatto del genere la dice lunga!

Viene quasi spontaneo pensare che tante donne che non compaiono, imprendono al posto di qualcun altro.

Non si commette peccato di arroganza quando si afferma che dietro a grandi professionisti, o politici, o industriali c’è  sempre una donna organizzata e ambiziosa almeno quanto loro; ambiziosa al punto di sacrificare tanti momenti familiari, e a volte a fare anche sacrifici economici, per consentire al compagno di dedicarsi al raggiungimento di importanti traguardi.

Anche queste donne si sono fatte manager nell’ambito della propria casa, esercitando l’arte di far quadrare il bilancio,  facendo da padre e da madre per i loro figli: svolgendo il cosiddetto lavoro di cura.

Una manager naturale, dunque, che se trasferita nella attuale società, portando quell’esperienza accumulata nel corso dei secoli, suo patrimonio genetico, diventa una perfetta entità integrata nei vari settori del mondo del lavoro.

In realtà, quello spirito di competizione che le si attribuisce e che viene considerato come il suo principale limite, è prerogativa più degli uomini che delle donne, da loro esercitata in maniera sottile.

L’uomo è molto più concentrato sulla carriera, sul mero risultato. Le donne, invece, sono più concentrate sull’azienda e non separano quasi mai i loro obiettivi dal coinvolgimento emotivo; non pensano quasi mai solo al risultato senza accorgersi di tutto quello che accade nel corso della realizzazione di un progetto.

Credo sia questo il fattore distintivo e vincente.

Per tutto il resto non esistono differenze sostanziali; è solo un fatto di professionalità e di attitudini: la prima si acquisisce con gli studi e con l’esperienza; le seconde ci sono oppure no, a prescindere dall’essere uomini o donne.

Eppure quando si parla di donna e soprattutto di una donna imprenditrice (malgrado la Marcegaglia – presidente Confindustria, malgrado la Guidi – presidente Confindustria Giovani, malgrado la Ferrarini – presidente ASSICA, malgrado la Sassi – presidente Federalimentare Giovani) si ha ancora la netta sensazione che ci si riferisca ad un mondo appena scoperto, quando invece è solo un dato meramente statistico che la rende più presente e, dunque, più visibile.

Le donne diventano un argomento incalzante, in quanto ci si avvia verso una società governata da esse e non si può evitare di affrontare l’argomento! Purtroppo esistono ancora le discriminazioni di genere e le differenze di genere. Ci si riferisce alle due complesse costruzioni sociali basate sulle capacità biologiche dei due sessi; costruzioni sociali che sono state  utilizzate per definire una gerarchia sociale tra donne ed uomini, storicamente a scapito delle donne.

Analogo discorso vale per la politica.

Nonostante le donne rappresentino in Calabria il 51,28% della popolazione residente (dato che si equipara quasi in tutte le regioni italiane), non si può negare che le donne incontrino difficoltà nell’accesso alle cariche politiche. Tanto è vero che  nella nostra regione, che con questo dato ha conquistato il primato nazionale, su cinquanta consiglieri nemmeno uno è una donna. La situazione deve indurci ad una attenta riflessione:

1)      per soddisfare il requisito della parità di accesso è sufficiente che le liste elettorali comprendano candidati di entrambi i sessi, cioè a dire che per evitare la sanzione dell’inammissibilità della lista è sufficiente la presenza di un sola candidata.

2)      spesso, come nel caso della Calabria, le poche presenze di candidate non ne hanno agevolato l’elezione, pur in un contesto sociale a prevalenza femminile.

I due elementi di riflessione generano delle inevitabili domande:

La poche candidature di donne nelle liste elettorali, dipendono dal fatto che poche sono le donne che si interessano di politica?

Come è possibile che in una società a prevalenza di donne, queste abbiano difficoltà ad essere elette?

Forse nella politica, ancor di più che nell’imprenditoria, quelle differenze di genere di cui abbiamo parlato, risultano essere marcate, poiché la politica è stata da sempre identificata come un mestiere prettamente  maschile, ragione quest’ultima per la quale le donne calabresi attribuiscono il merito dell’affidabilità ai signori uomini piuttosto che alle donne.

Il sillogismo scaturito dalla riflessione non ci piace: non ci piace che ci siano poche donne in politica e non ci piace che si abbia scarsa fiducia nelle donne impegnate in politica, anche da parte delle stesse donne! Allo stesso modo, non ci piace che le donne siano rappresentate nelle liste elettorali solo perché delle leggi impongono delle proporzioni.  Le donne hanno la capacità e l’attitudine più marcatamente femminile ad occuparsi del sociale e la politica non è forse impegnarsi per la società?

Le donne e gli uomini hanno elaborato nel tempo tratti culturali e competenze sociali differenti, che una volta liberati dal segno dell’inferiorità sociale femminile, possono concorrere ad un processo di   sessuazione della società che, certamente costituirebbe per essa un evidente arricchimento.

Il Coordinamento Donne di Futuro e Libertà Calabria ritiene che il vero valore aggiunto per una impresa, quanto per la politica, non sia rappresentato dal genere maschile o femminile, ma dalla passione. Una donna sta in politica se è capace di fare politica e se ama occuparsi del pubblico; se non risparmia le proprie energie nel sostegno delle proprie idee fatte di principi sani, di giustizia sociale, di legalità in senso lato: tutte qualità che noi donne di FLI ritroviamo nell’On. Angela Napoli, la faccia pulita della Calabria, la calamita che con la sua coinvolgente energia ci ha attratto in questo meraviglioso sogno di un’Italia e di una Calabria nuove, a misura della gente onesta.

Lo stesso vale per l’impresa: non devono necessariamente nascere aziende rosa se non si hanno capacità imprenditoriali: si agevolano aziende rosa se sono guidate da imprenditrici che hanno buone credenziali, che portano in azienda la loro forza creativa e la voglia di concorrere alla crescita economica della propria terra.

Quello che conta è “non avere paura di impegnarsi per affermare i propri valori, la propria etica, la propria competenza” (papa Giovanni Paolo II).

Questo post é stato letto 19530 volte!

Author: Cristina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *