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“A chi non teme il dubbio, a chi chiede i perché senza stancarsi e a costo di soffrire, di morire. A chi si pone il dilemma di dare la vita o negarla. Questo libro è dedicato da una donna a tutte le donne.”
Oriana Fallaci in lettera ad un bambino mai nato, in un processo immaginario al diritto del figlio di decidere se esistere oppure no e il diritto della madre di esistere senza lasciarsi condizionare da lui, per un inatteso colpo di scena, viene emesso il verdetto con cui si conferma che è sempre la donna a pagare.
Immagino la mamma del bambino di Mileto in provincia di Vibo Valentia, un bambino portatore di handicap, cui la madre in un ipotetico processo morale fatto a se stessa, riconosce al figlio il diritto di esistere, ma soprattutto il diritto di avere tutto l’amore e tutte le attenzioni proprie e di tutta la società.
Ma non sempre, ed è il caso del bimbo di Mileto, il riconoscimento ai diversamente abili del diritto (giuridico ed etico) di vivere un’esistenza dalle pari opportunità degli individui più fortunati di loro, corrisponde alla realtà. Col caso di Mileto e con quanto accaduto anni fa in altri asili, tra i quali uno del Lazio, si riapre la porta su più di un problema:
– quello dell’incompetenza del personale addetto a servizi che richiedono non solo un’alta professionalità, ma soprattutto un alto grado di umanità e
– quello della donna che continua a subire l’insufficienza e l’inadeguatezza della società a rispondere alle proprie esigenze di mamma, di donna che lavora, di donna che imprende, di donna che fa’ politica… di DONNA.
Una società strutturata sulla base della meritocrazia, sulla base dunque di reali attitudini professionali e credenziali sociali oltre che morali, e non già sulla base di “coefficienti illogici”, non avrebbe generato una tale situazione dove ancora una volta è una donna a pagare, dove ancora una volta è VITTIMA UN BAMBINO, la cosa più bella del mondo, essere da proteggere, tutelare e salvaguardare.
Dove erano le Commissioni d’Esame quando è stata conferita a quelle maestre l’idoneità ad insegnare negli asili?
Con quale criterio è stata scelta poi la maestra di sostegno che avrebbe dovuto prendersi cura del bambino maltrattato?
Quali sono le caratteristiche e ‘le qualità’, che un’insegnante di sostegno deve possedere per accedere ad una professione così complessa??!!!
Tutte queste leggerezze e probabilmente ‘inadempienze’, si ripercuotono immancabilmente sulla tutela e la cura dei bambini con disabilità impedendo loro una crescita adeguata e favorendo di conseguenza disagi adolescenziali che li vedrà nel tempo sempre più ai margini della società.
Il Coordinamento Donne di Futuro e Libertà Calabria, insieme alla Presidente l’On. Angela Napoli, esprime un sentimento di sdegno per il perpetrarsi di episodi di violenza a danno di minori e si mette a disposizione delle famiglie, delle istituzioni e delle strutture impegnate in tale ambito per essere d’ausilio nella prevenzione di tali fenomeni.
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