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Il risultato delle elezioni in Calabria restituisce un quadro a tinte scure, dove primeggiano disincanto, rassegnazione, stanchezza, sfiducia verso la politica e verso le istituzioni. Vince il partito del non voto (magra consolazione il primato sull’Emilia Romagna!) e quello che fa leva su vecchie rendite politiche, sul bisogno, sul “meno peggio” e sul professionismo politico – elettorale. In Calabria il voto d’opinione è un privilegio di pochi.
Diversamente dall’Emilia Romagna, le forze “alternative” non riescono ad uscirne vive con un risultato almeno dignitoso. Nel caso della sinistra, poi, la divisione ha pesato enormemente, penalizzando tutti, indistintamente. Sinistra EuroMediterranea si è spesa fino all’ultimo minuto – agendo da cerniera -perché tutte le forze che a suo tempo diedero vita alla lista de L’Altra Europa si ritrovassero a condividere un progetto unitario, alternativo al Pd ed al partito trasversale che (s)governa la Calabria da tanti lustri. Avevamo chiesto a Gianni Speranza di mettersi al servizio di un’operazione di questo tipo, ma invano. Oggi il sindaco di Lamezia e Sel, al di là del risultato finale della lista che insieme ad altri (Idv, Sinistra lavoro, pezzetti sparsi di Pd, ecc.) avevano costruito, si ritrovano di fronte ad un dato imbarazzante, che vedrebbe proprio Speranza punito nella sua circoscrizione e fuori dal Consiglio regionale.
Misero, anche al di sotto delle più pessimistiche aspettative, il risultato della lista guidata da Domenico Gattuso. Un dato, quest’ultimo, su cui riflettere, senza indulgere ad atteggiamenti auto- remissivi. Anche in Calabria c’è dissenso (e che dissenso!) verso una politica percepita nella sua inutilità e nella sua dimensione oligarchica, trasversale ed autoreferenziale. Ma questo dissenso ha scelto la strada dell’astensione, non si è riconosciuto, nemmeno in minima parte, nell’alternativa offerta dall’Altra Calabria (né in quella dei grillini), che, di converso, ha visto scemare perfino una quota del vecchio voto militante. Non riconoscerlo sarebbe un grave errore.
La strada, per i prossimi giorni, dovrà essere quella tracciata a Firenze al seminario di Transform!: lavorare, alacremente, senza indugi, ad un soggetto nuovo (non un nuovo soggetto, l’ennesimo) della sinistra e dei democratici, con l’obiettivo, citando Marco Revelli, di “giungere alle prossime elezioni politiche con una lista in grado di unire tutte le componenti di una sinistra non arresa alla austerità europea e alla sua versione autoritaria italiana incarnata dal renzismo.” Una casa ariosa, larga, nuova nelle forme organizzative e nel linguaggio, nei volti di chi dovrà rappresentarla.
Tutti dobbiamo sentirci impegnati in questa sfida. Noi ci saremo.
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