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Di fronte ad una nuova manovra finanziaria, peraltro impostaci dall’UE, che comporterà ulteriori sacrifici al ceto debole italiano, in Calabria buona parte del mondo della politica si accanisce per il mantenimento delle due province di Crotone e Vibo Valentia.
In questo caso, però, ci sono politici calabresi che per mere logiche campanilistiche o di tutela dei propri eletti fanno la c.d. politica dei “due forni”: a Roma sono di supporto a PDL e Lega Nord votando contro la proposta di abolizione di tutte le province italiane, in Calabria gridano “al lupo”.
So che è impopolare in questo momento non assumere la “finta” tutela del mantenimento delle province calabresi, ma il FLI, insieme a tutto il Terzo Polo, si sta battendo da mesi contro la volontà prevaricatrice della Lega Nord, la quale, pur di salvaguardare le poltrone occupate dai suoi eletti, è riuscita a far digerire a Berlusconi e Tremonti la scelta delle soppressioni delle sole province i cui abitanti risultano inferiori alle 300 mila unità, penalizzando così, ancora una volta, il Mezzogiorno d’ Italia.
Ciò premesso non mi sembra che il mondo politico, chiamato alle grandi scelte di responsabilità, stia valutando l’assenza, a mio avviso ancora più preoccupante, nella nuova manovra finanziaria, di interventi utili alla ripresa dello sviluppo e dell’economia, senza i quali la Calabria sarà costretta a subire l’incremento del già elevato tasso di disoccupazione giovanile.
Né mi appare emerga nella politica calabrese quella necessaria responsabilità utile a definire unitariamente le scelte indispensabili per abbattere i costi della politica di questa Regione.
So bene che è più facile conseguire consensi elettorali cavalcando la protesta o tutelando, comunque, posti di potere, ma a lungo andare i cittadini calabresi capirebbero che ciò che oggi appare loro impopolare non è altro che il servizio reso per la garanzia del futuro.
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